“Alla luce di quanto sta avvenendo in questi giorni, in Puglia, i Giovani Democratici di Brindisi condividono il messaggio d’unità lanciato dall’organizzazione Nazionale – quanto si legge in una nota condivisa da Antonio Melcore, Segretario Cittadino GD Brindisi, Eudem e PD Brindisi –. Le fratture che si sono create, anche a Brindisi, non fanno che danneggiare l’intera comunità democratica che continua a combattere per costruire uno spazio democratico, partecipato e condiviso.
Il Partito Democratico di Brindisi, dopo una lunga fase di commissariamento, ritroverà la sua autonomia dopo la chiusura del tesseramento con lo svolgimento del congresso cittadino. In questi giorni stiamo lavorando affinché si giunga ad un unità di pensiero e progetto per ridare dignità e operatività a questa nostra comunità politica.
Il nostro ringraziamento va alla Commissaria Sandra Antonica che davanti a mille difficoltà ed ad un partito lacerato ha cercato di traghettare il PD prima alle amministrative ed ora alla fase congressuale. Il nostro sostegno e grazie va anche ai componenti della Commissione Tesseramento che da Novembre si riunisce per dare a tutti la possibilità di rinnovare la propria tessera o iscriversi per la prima volta.
Il nostro appello, eco di quello nazionale, va a tutti i compagni e compagne, amici e amiche che in questo periodo stanno riflettendo sul loro rimanere o meno all’interno di questa comunità, magari prendendo altre strade o seguendo altri movimenti o partiti:
La misura è colma.
Non si può trattare la scissione del PD come una banalità qualsiasi da sbandierare ad ogni intervista.
Qui non stiamo parlando di numeri, né di pacchetti di tessere.
Stiamo parlando del destino di una comunità di centinaia di migliaia di donne e uomini, ragazze e ragazzi.
Stiamo parlando di un patrimonio di storie e di impegno che non può essere subordinato ai capricci di questo o quel notabile del partito per dare acqua a qualche rendita di posizione personale.
Il vero punto di questo congresso non è quando si fa, ma come si fa.
Il congresso non può limitarsi ad una sbrigativa scelta del “capo”, ma deve essere un momento di elaborazione di un programma il più condiviso possibile e che rappresenti il faro dell’azione politica.
Serve un confronto che ponga al centro una riflessione sulla missione storica del PD.
Una semplice conta sui nomi non serve a nulla se non ad allargare il solco con i problemi del Paese, primo tra tutti quello delle giovani generazioni che a questo partito non guardano più con interesse.
È necessario rendersi conto che la fase è cambiata profondamente tanto nel mondo quanto nel sistema politico italiano.
Dobbiamo rifondare il Partito Democratico.
Serve costruire un collante di idee e valori comuni, una visione del mondo che ci unisca nel pluralismo e non più uno spazio anarchico di componenti pronte a dividersi su tutto in un clima da conta permanente.
Serve costruire un partito che non lasci nessuno indietro e che lotti per ridare dignità ai ceti più deboli.
Apparteniamo ad una generazione di “nativi democratici”. Siamo nati in questo partito e abbiamo lottato perché potesse crescere. Oggi lottiamo perché quel progetto non perda di senso.
In questo clima da resa dei conti saremo i caschi blu del PD.