A fronte di una crisi economica ed occupazionale senza precedenti, ognuno, a Brindisi, cerca di offrire il proprio contributo in termini propositivi, assumendo iniziative finalizzate a far uscire allo scoperto l’Enel in riferimento al futuro dei lavoratori della centrale di Cerano e soprattutto dell’articolato sistema dell’indotto.
Il primo obiettivo è senza dubbio quello di posticipare la chiusura ufficiale della centrale all’ultimo giorno utile inserito nel processo di de carbonizzazione e cioè il 31 dicembre del 2025.
Ovviamente questo deve essere solo il punto di partenza e proprio per questo, su iniziativa della locale sezione di Confindustria, agli inizi del mese si è svolto un incontro alla presenza di Cna e delle organizzazioni sindacali ed alla fine è stato sottoscritto un documento inviato ai Ministri dell’Ambiente Pichetto Fratin e delle Imprese Adolfo Urso, oltre che al presidente della Regione Puglia Emiliano, alle autorità locali ed ovviamente all’amministratore delegato dell’Enel Cattaneo.
Un documento in cui sono state espresse forti preoccupazioni per la situazione in atto e sono stati ricordati gli impegni annunciati – ma non sottoscritti – dalla delegazione dell’Enel nell’incontro svoltosi proprio presso Confindustria il 15 ottobre. Impegni che consistevano nel garantire almeno altri due anni di lavoro, oltre il 2025, per la messa in sicurezza degli impianti e per attività accessorie. Il tutto, con il richiesto impegno diretto delle imprese e dei lavoratori dell’indotto.
Con la lettera sottoscritta il 4 novembre, pertanto, si è chiesto di inserire nel possibile accordo di programma per Brindisi anche il crono programma della chiusura, la messa in sicurezza e lo smaltimento dei manufatti della centrale, oltre alla bonifica delle aree. Il tutto, per garantire occupazione agli attuali addetti fino all’avvio di nuove iniziative imprenditoriali nel comparto industriale di Brindisi. Ad oggi, però, a quella lettera scritta in Confindustria l’Enel non ha fornito alcuna risposta e si presume che non abbia risposto neanche al Governo. Un fatto grave che trova conferma nei mancati impegni riscontrabili nel piano industriale triennale della società elettrica.