Le Zes, ossia le Zone Economiche Speciali individuate per la Puglia sono due, facenti capo alle rispettive nuove Autorità di Sistema Portuale: quella nell’area del basso Adriatico con i porti principali di Bari, Brindisi e Manfredonia e quella nella zona Jonica che punta sul porto di Taranto ma si estende sino alla Basilicata.
Tali zone sono state circoscritte geograficamente dal Ministero per il Mezzogiorno e la Coesione territoriale con la collaborazione della Regione Puglia che hanno deciso di rilanciare lo sviluppo economico attraverso lo strumento della ZES visto lo stato di crisi perenne delle su dette zone. Per attrarre gli investimenti produttivi, quindi, sono state attivate tutta una serie di agevolazioni: sarà possibile accelerare le procedure burocratiche, ottenere sconti doganali e fiscali per l’export, credito di imposta per i macchinari che può arrivare sino a 50 milioni di euro, gli impianti e le attrezzature e molto altro ancora. Sin da subito il Movimento 5 Stelle ha ritenuto valida opportunità di sviluppo la ZES, ma bisogna porre sempre più attenzione alla tipologia di aziende che il D.L. n 91/2017, con i suoi benefici, andrà ad attrarre.
Va inoltre sottolineato il fortissimo ritardo nell’emanazione dei decreti che hanno perimetrato le Zes, ritardo quasi sicuramente dovuto al classico gioco di carattere elettorale, che pur di non scontentare nessuno, aveva eccessivamente allargato le maglie della perimetrazione rischiando di far venire meno il senso stesso dell’istituzione di una Zes, ovvero lo sviluppo delle zone portuali e retroportuali. Oggi la perimetrazione è abbastanza definita, si parla di circa 4600 ettari per tutta la Puglia, con un impegno economico massimo per Zes di poco più di 40 milioni euro. Per tutti questi motivi crediamo che vi sia la necessità di un governo che sappia anche indirizzare alla tipologia di attività produttive che potrebbero insidiarsi, che dia un chiaro indirizzo nel rispetto delle singole peculiarità territoriali, dell’ambiente e delle risorse naturali. Non vogliamo che la Zes diventi prosecuzione di investimenti, anche di politica industriale, in settori che hanno ormai palesato tutto il loro fallimento, non possiamo permettere, ad esempio, che siano dati incentivi utili solamente ad ingrassare le lobby a scapito della salute dei cittadini. Una politica attenta e lungimirante, invece, saprà trovare il modo di poter indirizzare gli investimenti nel rispetto della resilienza dei singoli territori e che, ad esempio, permettano la crescita per il nostro territorio di un’imprenditoria di tipo turistico, culturale e agroalimentare.