Sindacati pro o contro che siano, in Italia si accendono le nuove idee imprenditoriali la dove si spengono le centrali Enel. Quelle obsolete e più impattanti dal punto di vista ambientale, si dice, in realtà quelle meno utili dal punto di vista economico al grande colosso dell’elettricità, per cercare fonti più remunerative per l’azienda come quelle rinnovabili per esempio. Che si facci di necessità virtù esultano gli ambientalisti da nord a sud dello stivale tricolore. Ma fino a Bari. Lì infatti insiste la centrale a gas ormai dismessa di viale Bruno Buozzi che diventa sede di istituzioni dove i cittadini stessi potranno partecipare idee e progetti. A Montalto di Castro, 300 ettari che la rendevano la centrale più potente d’Italia, gli impianti a olio fermi da anni potrebbe aprire le porte al colosso Google. A Trino Vercellese un circuito automobilisitico. E a Genova un museo stante la definizione di edificio storico tutelato dalla Sovrintendenza delle Belle arti, e vien da chiedersi come sia finito a diventare centrale elettrica. A Porto Tolle si è parlato di resort di lusso. Quella di Porto Marghera è stata venduta per 5,8 milioni a tre società che si occupano di logistica. Ad Alessandria si faranno sport estremi in un parco tematico al posto della centrale. L’evoluzione per il momento non arriva a toccare Brindisi, che marcerà ancora a carbone. Evidentemente per l’azienda non è cosi impattante dal punto di vista ambientale, né così obsoleta. E soprattuto non così poco conveniente come le altre che ha scelto di dismettere, senza neanche pensare di richiedere alcun intervento assistenziale al Governo italiano. Il