Qualche mese addietro, qualcuno, trovando nel documento della Commissione Europea per la distribuzione dei fondi utili alla decarbonizzazione la Centrale Enel Federico II di Cerano collocata a Taranto, immaginò, forse ingenuamente, che si fosse trattato di un mero errore materiale o di un refuso. Oggi apprendiamo, con immensa amarezza, che effettivamente i soldi arriveranno in Sardegna per l’area mineraria del Sulcis, e in Puglia per l’area siderurgica di Taranto.
All’epoca si mobilitò celermente con disappunto il mondo politico del territorio in modo trasversale, e persino il Commissario Europeo Paolo Gentiloni dichiarò la sua perplessità e volle verificare l’accaduto. Il sindaco Riccardo Rossi promise di prendere di petto la vicenda, il Partito Democratico brindisino ufficializzò il suo intervento per orientare la Regione Puglia nelle scelte e nella individuazione di obiettivi sia sui Por sia sulla programmazione di fondi europei, il gruppo consiliare brindisino dei Cinque Stelle e il Consigliere Regionale Bozzetti coinvolsero i loro europarlamentari per fare in modo che una parte di quei fondi europei sia destinata alla riconversione della centrale di Brindisi. La risposta è arrivata oggi e il risultato purtroppo non è cambiato e, ancor più grave, apprendiamo che la Commissione Europea con questa decisione avrebbe semplicemente accolto le richieste del Governo Italiano.
A distanza di tempo possiamo confermare, con rammarico, che i nostri dubbi erano fondati, e che ebbe ragione da vendere il presidente di Confindustria Brindisi, Patrick Marcucci, quando, senza sminuire la questione del siderurgico di Taranto e senza voler innescare una guerra tra poveri, si ribellò in modo determinato alla continua sottovalutazione del caso Brindisi, sostenendo che il Governo Italiano e forse anche la Regione Puglia non hanno mai tenuto conto di Brindisi.
Dirigente – Fratelli d’Italia
TIBERIO SACCOMANNO