Il tavolo ministeriale per affrontare le conseguenze del processo di decarbonizzazione in corso a Brindisi ed a Civitavecchia si è riunito presso la Prefettura di Brindisi, ovviamente limitatamente ai problemi riguardanti la centrale di Cerano e i ritorni negativi determinati dalla sua chiusura.
Il ministro del made in Italy Adolfo Urso non c’era, ma ha inviato una lettera ai partecipanti, tra cui il parlamentare Mauro D’Attis, gli assessori regionali Delli Noci e Triggiani, il sindaco di Brindisi Marchionna e i rappresentanti delle altre istituzioni, oltre che delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali.
Dopo tanti incontri interlocutori, infatti, in questa occasione si è scesi più nel dettaglio attraverso la presentazione di tredici possibili investimenti in vari settori produttivi, con un possibile ritorno in termini occupazionali di almeno un migliaio di posti di lavoro.
Certo, stiamo parlando di idee, di progetti a cui bisognerà dare concretezza, verificando la loro effettiva fattibilità. Ma è un passo in avanti importante, tanto più perché finalmente qualcuno comincia a metterci la faccia, mentre il Governo ha la possibilità di valutare se ci sono le condizioni per fornire un sostegno finanziario al territorio attraverso la stipula di un contratto di programma per Brindisi.
L’Enel, invece, continua ad essere “non pervenuta”, nel senso che non esplicita alcun investimento alternativo alla centrale e si limita a dare la propria disponibilità per l’affitto di aree attualmente in suo possesso. Cosa ben diversa, insomma, rispetto alle promesse fatte di non lasciare Brindisi dopo aver drenato lauti guadagni per decenni.
Un fatto estremamente negativo su cui il territorio chiede con forza l’intervento del socio pubblico, cioè proprio il Governo italiano.