“Se ci fosse realmente una attenzione particolare nei confronti del Mezzogiorno, quale strumento sarebbe più idoneo ed efficace del CIPE per tradurla in interventi concreti per la crescita? E, invece, a leggere i numeri sulla ripartizione delle risorse, il CIPE rappresenta la cifra di quanto il Sud sia effettivamente trascurato. A questo punto vorremmo conoscere le motivazioni sottese alla penalizzazione degli investimenti per il Sud Italia e quali misure intende adottare il governo per ri-equilibrare lo storico gap tra Nord e Sud”. Sono le parole del Senatore Dario Stefàno (misto) che ha presentato una interrogazione indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e al Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, dopo aver consultato il documento redatto dal Servizio Studi della Camera dei Deputati, in collaborazione con l’Anac e l’Istituto di ricerca CRESME, che fotografa lo stato della programmazione e della realizzazione delle infrastrutture strategiche al 31 dicembre 2016 in Italia.
“Se ci fosse la volontà di recuperare il divario esistente – continua Stefàno – i numeri sarebbero ben diversi da quelli che si leggono oggi. E’ sufficiente fermarsi ad alcune voci: al Sud la spesa per i lavori con contratto da avviare ammonta a 1,9 miliardi, mentre per il Centro-Nord è pari a 14,6 miliardi. E ancora, nelle regioni del Centro-Nord è localizzato il 72% del costo delle opere non prioritarie, per un importo di 136,2 miliardi di euro, dei quali il 43% (59 miliardi) riguarda opere già esaminate dal CIPE, mentre nel Mezzogiorno è localizzata una quota del 27%, pari a 50,5 miliardi e nel quale ambito le opere esaminata dal CIPE rappresentano il 28 per cento (14,2 miliardi). Il costo delle opere prioritarie al dicembre 2016 è di 89,6 miliardi di euro suddiviso in 53,606 miliardi al Centro-Nord e in 35,964 miliardi al Sud e potrei continuare”.
“Ogni volta che ho cercato di riportare l’attenzione sul gap tra Nord e Sud – conclude Stefàno – non l’ho fatto in maniera strumentale o spinto da un impulso campanilistico ma perché credo che, per concludere l’esperienza di un’Italia a due velocità, sia necessario calibrare investimenti e risorse in funzione dei bisogni reali dei territori. E il sud ne ha bisogno”.