La teoria delle “Broken Windows” (Finestre Rotte), elaborata nel 1982 da James Q. Wilson (politologo) e George Kelling (criminologo), è una teoria criminologica che dimostra la capacità del disordine urbano e del vandalismo di generare criminalità aggiuntiva e comportamenti antisociali.
Tale teoria afferma, infatti, che mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati, gli atti vandalici, la deturpazione dei luoghi e dei beni pubblici, la sosta selvaggia o l’evasione del pagamento di parcheggi, mezzi pubblici o pedaggi, contribuisce a creare un clima di ordine e legalità e riduce il rischio di crimini più gravi.
Gli accadimenti di questi giorni avvenuti a Brindisi (che fanno sequenza con quanto ripetutamente già avvenuto in passato) concretizzatisi con gli atti di vandalismo perpetrati da una banda di ragazzini in un parco cittadino e i successivi atti intimidatori posti in essere nei confronti di un cittadino che ha “osato” denunciare, rappresentano il perdurare del grave stato di devianza minorile esistente in città, resa fertile da un ambiente sociale e strutturale alquanto carente.
A fronte di ciò, si reclamano interventi di controllo repressivo (“telecamere puntate sulla città!”) che al momento appaiono sicuramente indispensabili ed urgenti, ma che non aiutano, a mio modesto avviso, ad affrontare le vere cause del problema.
Nei giorni scorsi, a cura di un noto quotidiano a tiratura nazionale, è stata pubblicata la classifica della “qualità della vita” delle città italiane che fotografa il livello del benessere dei territori in base a 90 indicatori, di cui 40 aggiornati al 2022. In tale classifica Brindisi, purtroppo, ancora una volta occupa uno degli ultimi posti, confermando la scarsa propensione del nostro territorio ad incidere massivamente sui vari indicatori riguardanti l’economia in genere, come ad esempio “affari e lavoro”, “ricchezza e consumi”, ma soprattutto ad incidere sugli indici come “cultura e tempo libero”, “ambiente e servizi”, che, attraverso sotto-indicatori, fotografano il benessere delle generazioni più giovani.
La giusta campagna di stampa che si è generata a seguito degli atti di vandalismo sopra descritti, rappresenta senz’altro la voce di tanti cittadini che si sentono stanchi di essere vittime della spirale di tale imbarbarimento civico, ma riterrei opportuno che ora l’interesse generale si soffermasse anche sulle cause che sono la genesi del fenomeno che, è bene ricordare, ha manifestato la sua virulenza con episodi di pura criminalità anche nella “movida” del centro storico.
Ci si è mai chiesti quanti consultori e centri di ascolto giovanili sono attivi in città?
Quanti centri sportivi pubblici esistono nei quartieri con accesso gratuito per i giovani?
Esistono supporti educativi in favore di famiglie da parte dell’Ente Locale?
Quale tutela offre l’Amministrazione Civica in favore della gioventù?
Il fenomeno della devianza minorile, in effetti, si sviluppa proprio dove c’è assenza di seri e qualificati interventi di tutela e controllo educativo della gioventù.
Per combattere, pertanto, lo stato di abbandono in cui versa parte della gioventù, è necessario mobilitare risorse ed utilizzare strumenti adeguati in una visione di una più avanzata cultura che ponga l’uomo al centro di ogni interesse, ma soprattutto che offra esempi positivi di promozione e progresso civile che, purtroppo, al momento sembrano latitare, finalizzati a dare pratica attuazione alla teoria socio/criminologica in premessa citata. Francesco D’Aprile