Ecco l’intervento di Francesco D’Aprile:
La speranza è che l’ennesimo governo della città che andrà prossimamente ad essere eletto, e per esso il nuovo sindaco, non utilizzi all’atto dell’insediamento il solito refrain che ormai siamo abituati a sentire, finalizzato a porre le mani in avanti per non cadere indietro: “ci si dia il tempo di amministrare la cosa pubblica, non siamo il capro espiatorio……ecc.ecc.”. Ed intanto il tempo passa, le amministrazioni si susseguono e la città continua a rimanere racchiusa in una bolla, anzi, in tante bolle di criticità tali da relegarla agli ultimi posti nelle graduatorie delle città meno attrezzate per garantire una dignitosa vivibilità.
Ed in effetti è con rabbia, sconforto e forte senso di disagio che purtroppo bisogna ammettere che Brindisi, la nostra Brindisi, vive una realtà storica forse la più triste da cinquant’anni ai giorni nostri.
Spero che il mio atavico pessimismo mi faccia sbagliare, ma ho il brutto presentimento che Brindisi possa non salvarsi più, che questa città possa aver intrapreso un sentiero del quale non è dato sapere la fine. Mi dispiace perché la amo in modo viscerale.
La mia è la riproposizione della voce di un cittadino amareggiato e sconsolato che si leva nel deserto. Chi in passato avrebbe dovuto raccoglierla ha fatto sempre orecchio da mercante fra le pareti di un “palazzo” pieno di crepe, i cui inquilini, nel tempo succedutisi, non si sono ancora resi conto, in quanto insistono a riproporre spudoratamente le proprie “vuotezze”, che a farne le spese del calamitoso andazzo, del putrido sfacelo saranno anche loro. Il palazzo brindisino, come tante volte dimostrato, non è quasi mai stato al servizio della città. Con tutte le sue crepe, la sua muffa, le sue tarme, è sempre stato al servizio di se stesso. Se qualche inquilino ha lavorato per il bene della comunità che ha rappresentato è stato guardato con sospetto, boicottato, messo, come si dice, nelle condizioni di non nuocere.
Qui non si tratta si fare di ogni erba un fascio, qui non si tratta di vilipendere o infangare le istituzioni. Qui si tratta di difenderle da chi per anni , per lustri, per decenni ne ha fatto, pro domo sua, strame, erba secca. I nostri rappresentanti al governo cittadino, tranne rari e fulgidi esempi, hanno sempre vissuto alla giornata pensando esclusivamente a coltivare il proprio piccolo o grande orticello, come d’altronde abbiamo fatto, purtroppo, anche noi che li abbiamo scelti e votati abbindolati dalle loro chiacchiere, incantati dalle loro false, farisaiche promesse, ancorché da mancette che offendono la dignità umana.
E a tal proposito mi viene di richiamare un assunto pensato e scritto da Kant già due secoli e mezzo fa:” l’essere umano non può essere trattato come una cosa, come uno strumento, deve essere sempre un fine. In questo consiste la sua dignità!”
Quella dignità che, al contrario, nella nostra comunità è stata continuamente calpestata non avendo saputo, chi deputato a farlo, dare risposte concrete, serie, lungimiranti al dilagare della disoccupazione, all’incancrenirsi della povertà, all’indubbio e doloso consolidarsi dell’inquinamento ambientale, alla criminalità sempre più spregiudicata, ad un sistema sanitario che presenta evidenti crepe, ad una organizzazione economica ed imprenditoriale in manifesto stato comatoso.
E per questo stato di cose, non disgiunto dal perfido incunearsi dell’ormai noto, non solo dalle nostre parti, “nichilismo autodistruttivo dei nostri tempi”, è realistico per Brindisi il pericolo, assolutamente da scongiurare, che possa affermarsi ciò che gli anglosassoni chiamano “freezing”, che nel lessico neuro-scientifico vuole rappresentare quel fenomeno che parte da una iniziale fase di paralisi per evolversi poi in una prolungata, pericolosissima ipoattività.
Questo non deve accadere!
Partendo dall’assunto che la politica è il processo decisionale che consiste nell’individuazione delle soluzioni più adeguate a migliorare le condizioni di vita dei cittadini o, almeno, a rimuovere la maggiore quantità possibile di ostacoli presenti nella difficile rincorsa allo sviluppo, alla crescita sociale, al benessere diffuso ed alla felicità, oggi più che mai la nostra Brindisi, al fine di poter traguardare tali “dignitose” mete, ha bisogno di essere rappresentata da gente seria a destra, a sinistra o al centro. Gente che parli poco e faccia il suo dovere. Gente che non sacrifichi più gli interessi della comunità a quelli della propria bottega, della propria lobby, di questo o di quel clan. Gente che, nell’immediato, senza soffermarsi noiosamente a rappresentare roboanti e fumosi programmi avveniristici (che pure in un successivo momento sono da calendarizzare) dia garanzie interventistiche, con la capacità di intercettare capitali, sulla manutenzione ordinaria delle strade e dei marciapiedi ridotti tutti ad un penoso percorso di guerra, degli edifici scolastici pericolanti, delle aree verdi incolte o, nella migliore delle ipotesi, manutenute in maniera alquanto discutibile. Gente che pensi alla sicurezza, ponendo fine ad un modus vivendi in cui tutto è consentito in quanto sembrerebbe che l’ordine sia considerato arroganza e la disciplina abuso di potere. Gente che sbatta la porta in faccia a chi ha tirato a campare con i compromessi, i patteggiamenti, il mercimonio, l’inconfessabile baratto sottobanco.
I candidati sindaci e consiglieri di questa ennesima tornata elettorale amministrativa sono capaci di assicurare tutto questo? Se non lo sono, abbiano l’onestà intellettuale di riconoscerlo e fare in tempo a ritornare ai propri lavori, perché Brindisi ed i Brindisini hanno detto basta.-
Indietro non si può più tornare.