Nel lontano giugno 1949, viene pubblicato il libro “1984” di George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair. Sembra quasi incredibile che tanti anni fa lo scrittore abbia potuto rappresentare una Londra in cui “l’ordine è mantenuto dalla polizia del pensiero che interviene alla minima situazione di dissenso e le case sono provviste per legge di televisori-telecamere.” Nel 2000 va in onda, su canale cinque, la prima edizione del reality show Grande Fratello che, da subito, incontra un interesse smisurato con ascolti da record. I partecipanti sono ragazzi sconosciuti che non sono minimamente abituati alle telecamere che li riprendono senza tregua. Dopo la prima, ci sono state tante altre edizioni anche se non si è mai più ripetuta la stessa atmosfera. Man mano le cose sono cambiate e, sicuramente, si è persa quella spontaneità che tanto aveva attratto tutti. L’edizione di questo anno, appena terminata, è stata particolarmente criticabile con parolacce, amori, o presunti tali, e tante altre situazioni create a tavolino. Sei mesi di tv spazzatura, migliaia di ore di diretta. Viene spontanea una domanda: perché tanto successo e perché tanta gente incollata allo schermo? Forse appassiona l’idea di guardare persone che rinunciano a qualsiasi forma di privacy per denaro e popolarità? L’idea di Orwell di una società spiata e privata di qualsiasi forma di libertà viene ripresa e adattata ad un format televisivo. Ci saranno tante altre edizioni e saremo curiosi di spiare ancora e ancora. È sicuramente un segno di decadenza della nostra società, una perdita di valori veri in cui credere. Anna Consales