Dal De Vulgari Eloquentia al De Monarchia alle Epistulae
Dante affascina sempre, e non solo per la storia d’amore di Paolo e Francesca o per le rime dolci e leggiadre in volgare. C’è il Dante fine latinista, che partecipa tanto della cultura in latino dei chierici, quanto di quella espressa nel mediolatino della filosofia scolastica e della Chiesa, che derivava dal latino humilis dei primi Padri della Chiesa, quanto ancora del latino parlato nelle Università, Parigi e Bologna in primis. Di questo aspetto della formazione retorica di Dante, nutrita delle artes dictandi, che si riverbera nei tanti latinismi lessicali, sintattici, di ritmo, che gustiamo nella Commedia, ha trattato oggi nella sua Lectio Magistralis il Prof. Aldo Luisi, Professore ordinario di Lingua e Letteratura Latina presso l’Università di Bari, già membro della Commissione giudicatrice degli elaborati del I Certamen Brundisinum nel Liceo Classico “Marzolla” lo scorso anno scolastico. Alla presenza del Dirigente Scolastico, Prof.ssa Carmen Taurino, dopo la presentazione da parte della Prof.ssa Daniela Izzo, il Prof. Luisi ha anche dissertato su un Dante modernissimo, che nel De Vulgari Eloquentia individua nella lingua dei Siciliani un modello di volgare elegante, raffinato e letterario, ma che ha occhi , cuore e mente rivolti al latino, che usa clausole metriche che danno particolare musicalità ai suoi testi, che ci affascina ancora oggi, dicendo “per verba” la bellezza della poesia a tutti.