Sono trascorsi quattro anni e mezzo, ma alla fine la Corte dei Conti ha deciso di vederci chiaro su quanto avvenuto nell’Azienda Sanitaria Locale di Brindisi ad aprile del 2019.
In particolare, agli attuali dirigenti dell’Asl la Procura generale della Corte dei conti ha chiesto documentazione dettagliata su quanto avvenuto in quel periodo quando, come è noto, alla guida dell’Azienda c’era il dott. Giuseppe Pasqualone.
La vicenda è legata alle sorti dell’azienda agricola “Signora pulita”, situata in contrada Salamina, in agro di Fasano (ricevuta in donazione da un benefattore negli anni quaranta). L’Azienda Sanitaria ne è entrata in possesso nel 2015 dopo una lunghissima pagina giudiziaria (iniziata nel 2000) che è costata alle tasche dei contribuenti tanti soldi per spese legali e consulenze tecniche. Alla fine, però, sembrava essersi concluso tutto nel migliore dei modi, con le ragioni del “pubblico” che avevano avuto la megli quelle del “privato” (famiglia Caramia).
M proprio a questo punto si è verificato l’imponderabile. Con una delibera al firma del direttore generale Giuseppe Pasqualone, infatti, il 19 aprile del 2019 l’Asl ha riaffidato allo stesso privato che aveva promosso il contenzioso (in cambio di una semplice rinuncia al ricorso in Cassazione) l’intera azienda, tra immobili e 60 ettari di terreno. Il tutto, per 15 anni con tacito rinnovo per altri 15 anni e ad un canone di affito di circa mille euro al mese.
Una decisione, quella del DG Pasqualone, contestata dai revisori dei conti dell’Asl (a cui interessò ben poco il buon cuore di Pasqualone verso una impresa che opera in un settore perennemente in crisi come quello agricolo), i quali all’epoca probabilmente hanno informato sull’accaduto la Corte dei Conti che oggi vuole vederci chiaro.
Difficile immaginare, a questo punto, cosa potrà accadere. Ma un dato è certo: è sin troppo evidente che non è consentito a nessuno assumere decisioni che possono arrecare un danno in termini economici ad un soggetto pubblico come le aziende sanitarie. Ed è chiaro che dovrà essere proprio il dott. Pasqualone a chiarire alla Corte dei Conti il perché di una scelta che indubbiamente – visto l’effettivo valore dell’azienda concessa in fitto a mille euro al mese – ha creato danni non indifferenti all’Asl di Brindisi.