Riceviamo e pubblichiamo nota del Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC, Serena Liliana Chiarelli, in merito alle dichiarazioni del Consigliere Comunale Loiacono, relativamente alle osservazioni presentate circa lo Studio per la valutazione di Incidenza Ambientale per il progetto della “vasca di colmata tra il pontile petrolchimico e costa Morena Est” presso il porto di Brindisi.
In qualità di Presidente dell’ Ordine degli Architetti PPC della provincia di Brindisi e nel rispetto della libertà di pensiero ed azione del Consiglio che presiedo, ritengo giusto e doveroso rispondere alle dichiarazioni del Consigliere Comunale Loiacono.
In premessa devo rilevare che tali dichiarazioni anziché entrare nel merito di aspetti di carattere tecnico e di contenuto, come ci si aspetterebbe da un Consigliere Comunale che voglia rappresentare la sua opinione nel merito degli argomenti trattati, si disperdono in considerazioni di tipo meramente personale, su inesistenti ragioni di opportunità e addirittura adombrando, con grave offesa per questo Ordine professionale, l’ipotesi di “zone grigie all’interno di un organo che dovrebbe essere tecnico e terzo”.
Come noto a chiunque abbia letto la nota inviata, in data 23 dicembre 2018, dall’Ordine degli Architetti PPC di Brindisi al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare (in merito allo Studio per la valutazione di Incidenza Ambientale per il progetto della “vasca di colmata tra il pontile petrolchimico e costa Morena Est” presso il porto di Brindisi), le osservazioni, di carattere puramente tecnico, sono state prodotte in assoluto spirito di collaborazione e di assunzione della propria responsabilità, a tutela di un bene comune.
Questo nello spirito della Direttiva Europea 2005/36/CE che ha sottolineato come spetti all’Architetto “di comprendere e di tradurre le esigenze degli individui, dei gruppi sociali e delle autorità in materia di assetto dello spazio, di progettazione, organizzazione e realizzazione delle costruzioni, di conservazione e di valorizzazione del patrimonio architettonico e di tutela degli equilibri naturali”.
Questo alto principio ed il convincimento che l’Architetto debba essere protagonista essenziale nelle dinamiche urbane e nei processi volti ad un più corretto uso del territorio, hanno sempre ispirato l’azione del nostro Ordine, in continuità e a prescindere da chi ne ha ricoperto le cariche direttive, in piena autonomia dalle diverse amministrazioni che si sono succedute alla guida della città capoluogo, come delle altre città della provincia di Brindisi.
Quindi assicuriamo, ai pochi che non se ne siano fatti ancora una ragione, che non ci appartiene, né ci apparterrà mai, la logica dell’ “ apparentamento” politico con “parte” di una o di un’altra Amministrazione comunale.
In base a questi principi, l’Ordine ha sempre tutelato la comunità rispetto al lavoro dei propri iscritti e interloquito con la Comunità per favorire le migliori condizioni perché gli architetti potessero svolgere il proprio lavoro al meglio delle loro possibilità. Assicurando la propria presenza in dibattiti e confronti sulle tematiche di pubblico interesse, in forma propositiva ma anche di critica e denuncia, quando ritenuto necessario per ragioni meramente tecniche e di rispetto della normativa vigente in materia urbanistica ed ambientale.
Il Consiglio dell’Ordine, grazie anche al prezioso lavoro svolto dalla commissione interna sugli strumenti urbanistici ed in virtù di quanto riportato nelle Linee Guida emanate dal competente Ministero, nelle norme regionali tradotte nel PPTR e di un’approfondita analisi dell’area in oggetto, ha formulato le proprie osservazioni, in piena autonomia intellettuale e nell’assoluta convinzione che le opere per la previsione dei dragaggi, per quanto necessarie all’ottimale utilizzo delle banchine per lo sviluppo delle attività portuali, siano mal rappresentate dal progetto in questione, incompatibili e dannose sia con lo sviluppo basato su criteri innovativi e sostenibili del territorio, della città e del porto, sia con l’assetto di tutela idrogeologica e naturalistica.
L’arch. Fumarola, nella sua doppia veste di Segretario dell’Ordine e di Consigliere delegato della succitata commissione, ha correttamente riportato pubblicamente il pensiero collegiale del Consiglio, avendone da questo ricevuto pieno mandato.
Il Consiglio dell’Ordine non è, infatti, un organo monocratico, ma una struttura vitale che lavora collegialmente, per commissioni e confronti, della quale il Presidente conserva, ovviamente, la rappresentanza legale senza tuttavia appropriarsi di ogni pubblica manifestazione in cui declinare il pensiero di tale organo collegiale.
Prendiamo, però, favorevolmente atto che finalmente una parte della politica si è accorta dell’esistenza dell’Ordine degli Architetti. E’ tuttavia auspicabile che si interloquisca con questo Ordine non per esternare gratuite illazioni, ma per definire l’assetto futuro delle nostre città e dei territori, al fine di superare il deficit strutturale di efficienza nella Governance territoriale ed avviare concreti processi di trasformazione per un nuovo paradigma della qualità della vita, che persegua l’obiettivo strategico della resilienza urbana, di uno sviluppo territoriale sostenibile, della qualità dell’abitare, della salvaguardia e qualificazione del paesaggio e dell’inclusione sociale.
Come per il passato, l’Ordine sarà a sempre a disposizione di chi vorrà costruire con correttezza e competenza questi percorsi.
Il Presidente
Serena Liliana Chiarelli