INTERVENTO DI MASSIMO CIULLO, CONSIGLIERE COMUNALE.
Due pesi e due misure. La misteriosa bilancia utilizzata da alcuni dipendenti (servitori) del Comune di Brindisi che ostentano la medaglietta della legalità come distintivo di credibilità e di adempimento del dovere.
Ma quel distintivo mi ricorda un episodio che mi raccontava mio nonno del suo servetto in Africa il quale agitava la scopa come prova di compiuta pulizia in casa quando, invece, nascondeva la sporcizia sotto il letto del padrone fino a quando fu scoperto e severamente punito.
E così accade oggi tra le fila della nostra burocrazia.
Qualcuno agita la scopa ma la sporcizia resta.
Da una parte, verso i più deboli e rispettosi della legge, viene applicato un rigore che in realtà non solo manca di fondamento ma soprattutto è privo di buon senso e di adeguata, nonché giusta, comparazione tra interessi pubblici concorrenti. Ripeto: interessi pubblici concorrenti e non tra interesse pubblico e interesse privato.
Dall’altra parte insistono situazioni imbarazzanti, nelle quali alcuni soggetti forti continuano a violare la legge mentre i burocrati, cioè i servitori del popolo, intervengono tardivamente o non intervengono proprio.
E come dissi al segretario generale del Comune di Brindisi dott. Pasquale Greco: non credere a quel dirigente che si fregia di essere un tutore della legalità sol perché chiude un’attività illegale se poi tarda a trattare e definire la pratica del privato che ha tutte le carte in regola. Infatti, se per esempio questo dirigente è solerte a chiudere un esercizio commerciale abusivo o non perfettamente in regola ma tarda a far aprire quello che ha adempiuto a tutte le prescrizioni di legge, allora consegnerà alla illegalità anche il cittadino onesto.
Purtroppo i servitori hanno dimenticato di essere servitori e i padroni non sanno fare più i padroni.