Presso la Chiesa di San Paolo Eremita, Brindisi, si è tenuta una conferenza sul tema:”San Giuseppe, Santo di Primavera. Storia, tradizione, folklore, credenze popolari e filastrocche”. Dopo i saluti di don Mimmo Roma, parroco della Basilica Cattedrale, sono intervenuti: il prof. Giacomo Carito, Centro Studi per la Storia dell’Arcidiocesi e il prof. Antonio Caputo, Cattedra Laurenziana. San Giuseppe è un Santo molto venerato, soprattutto per la Sua attenzione verso i poveri. Nella tradizione brindisina, è vivo il ricordo di grandi tavolate che venivano organizzate e a cui erano invitati i meno abbienti. Tradizioni che, con il tempo, si sono perse. Un Santo importante, raffigurato da grandi artisti, a cui la nostra città è particolarmente legata per tanti motivi. Da ricordare che, il 19 marzo 1959, il Papa Santo Giovanni XXIII, come primo atto ufficiale, proclamò San Lorenzo da Brindisi, Dottore della Chiesa Universale. Tutto questo crea un particolare legame. La devozione Giuseppina nel Salento, ha origini molto remote. Da considerare che è un Santo particolarmente venerato anche nell’area albanese. Un Santo generalmente invocato per la buona morte, una morte senza sofferenze. Lo stesso piatto in uso nel giorno di San Giuseppe, i ceci, “ciceri e tria” nel nostro dialetto, rimanda al concetto di buona morte, perché i ceci sono legumi che vengono associati all’ idea della morte. Inoltre, tria è un termine arabo che significa pasta fresca. Tutto questo sta ad identificare un elemento di interscambio culturale molto interessante. I due relatori hanno ricordato fatti storici, tante tradizioni, le preghiere popolari recitate in dialetto e tanto altro. Un vero viaggio alla riscoperta delle nostre tradizioni. Anna Consales