Cgil: “A Brindisi si riconosca l’area di crisi complessa”

Ecco il documento della Cgil di Brindisi:

È necessario e urgente che si riconosca l’area di crisi complessa, perché
il territorio di Brindisi, il suo sito industriale, il suo polo dell’energia, chimico e manifatturiero hanno bisogno di risorse economiche certe, ingenti e straordinarie per:

  • gestire la transizione ambientale e con essa le crisi aziendali;
  • governare il cambiamento anche della riqualificazione dei lavoratori;
  • individuare le aree necessarie, avviando e completando le bonifiche;
  • risarcire la collettività e la comunità;
  • sostenere la reindustrializzazione green, stabile e duratura.
    A Brindisi
    si riconosca
    l’Area di Crisi
    Complessa
    La Camera del Lavoro Territoriale CGIL Brindisi, con le sue categorie,
    chiede al Governo nazionale e regionale che si proceda nel confermare
    la data contenuta nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il
    Clima) del 31.12.2025 quale data di cessazione delle fonti inquinanti CO2,
    escludendo categoricamente anticipazioni.
    Abbiamo bisogno di tempo!
    Tutto il tempo necessario per fare bene.
    E nel tempo che ci occorre chiediamo al Governo nazionale e regionale:
    1 . riconoscere Brindisi, quale AREA DI CRISI COMPLESSA;
  1. sostenere tutti i lavoratori diretti e tutti i lavoratori dell’indotto, del
    metalmeccanico, del pulimento, della logistica, dell’edilizia con le seguenti azioni:
  • AMMORTIZZATORI SOCIALI STRAORDINARI, individuando tempi
    certi per la transizione;
  • le partecipate ENI ed ENEL dovranno garantire per l’intera durata
    una integrazione al reddito, affinché non si scarichino sui lavoratori i costi delle scelte del cambiamento;
  • la Regione dovrà garantire tutte le opportunità formative atte a
    sostenere la RIQUALIFICAZIONE e il ricollocamento di tutti i lavoratori coinvolti;
  • SEPAC dovrà gestire tutta la fase, partendo dalla RICOGNIZIONE e
    censimento di tutte le aziende coinvolte con il numero di lavoratori
    interessati.
    È necessario garantire ai lavoratori e alle lavoratrici colpiti dalla fine della
    loro attività a causa delle transizioni in atto una nuova occupazione, anche attraverso la creazione diretta di nuovi posti di lavoro.
    Per questo motivo risulta improrogabile attivare un “ammortizzatore universale per la transizione”.
    Un ammortizzatore dal perimetro ampio, che copra imprese o gruppi di
    imprese del settore petrolchimico impattate dalla transizione, con l’intero
    loro indotto e/o filiera, senza escludere appalti e subappalti e che sia vincolato, sia ad un Piano di Reindustrializzazione e Sviluppo, sia ad un parallelo Piano di Politiche Attive del Lavoro, che includa tutte le lavoratrici e i
    lavoratori e che possa dirsi terminato solo al raggiungimento dell’obiettivo “DISOCCUPAZIONE ZERO”.
    Obiettivo che si raggiunge garantendo la rioccupazione nel processo produttivo modificato o in aziende pubbliche e private esterne al perimetro,
    con iniziative di sostegno ad autoimpiego o attraverso misure di “lavoro
    garantito – job guarantee”.
    Questo ammortizzatore, vero e proprio strumento di politiche attive del
    lavoro, dovrà essere accompagnato da una misura straordinaria che blocchi tutti i licenziamenti legati ai processi di riconversione e di reindustrializzazione.
  1. individuare le AREE INDUSTRIALI, rientranti nel sito di interesse nazionali, interessate anche da azioni di bonifica e accelerare tutti gli
    iter per la messa in sicurezza e la successiva fruizione da parte dei
    nuovi progetti, costituendo una CABINA DI PILOTAGGIO con un COMMISSARIO AD ACTA al fine di accorciare i tempi che dovranno stare
    entro il 31.12.2025 o eventuali proroghe necessarie (AIA – autorizzazione di impatto ambientale);
  2. chiediamo a ENEL ed ENI di non lasciare il territorio, se non prima di aver
    contribuito fattivamente a un risarcimento verso la collettività con:
  • biorimedio e forestazione urbana (esempio Cillarese);
  • elettrificazione dei mezzi pubblici (con il coinvolgimento di STP);
  • pannelli solari sui terrazzi di EE.LL. e scuole;
  • colonnine di ricarica;
  • strumentazione di prevenzione da donare all’ASL Brindisi;
  1. i progetti di cui si parla hanno bisogno di essere presi in visione nello
    specifico e vanno approfonditi con la compatibilità ambientale e le
    ricadute occupazionali e dovranno essere favoriti complessivamente.
    Per questo va definito quanto prima uno specifico ACCORDO DI PROGRAMMA.
    Tutte queste rivendicazioni richiedono un ruolo attivo di Regione Puglia,
    Provincia di Brindisi e Comune di Brindisi e di tutte le parti sociali.
    È questo il nostro modo concreto di guardare al FUTURO DI BRINDISI,
    dando voce alle lavoratrici e ai lavoratori.
    CGIL BRINDISI
    Camera del Lavoro Territoriale
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