Lo scorso 28 agosto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il decreto che fissa i nuovi limiti di spesa per i soggetti affetti da celiachia. Chi ha una intolleranza al glutine certificata e riconosciuta, ha come unica possibilità di tenere a bada l’intolleranza, quella di attenersi, per tutta la vita, ad una dieta priva dell’allergene in questione. Il Sistema Sanitario Nazionale, nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza, i LEA, garantisce un’assistenza integrativa per l’acquisto dei prodotti. Entro il 28 febbraio 2019 il Registro nazionale dei prodotti formulati per celiaci erogabili a carico del SSN verrà rivisto e entro tre mesi dalla sua pubblicazione le Regioni potranno applicare i nuovi tetti di spesa previsti. Il nuovo decreto conferma il diritto all’erogazione gratuita degli alimenti, sebbene con una riduzione media dei tetti di spesa del 19%. “È opportuno rendere uniformi le modalità di erogazione degli alimenti senza glutine specificamente formulati per celiaci al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale e di contenere i costi per il Servizio sanitario nazionale”. Si legge nel decreto in cui si precisa “che il celiaco deve seguire una dieta varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati stimabile in almeno il 55%, che deve derivare anche da alimenti naturalmente privi di glutine provenienti da riso, mais, patate e legumi come fonte di carboidrati complessi, per cui la quota da soddisfare con alimenti senza glutine di base (pane, pasta e farina) è stimabile nel 35% dell’apporto energetico totale”. Rispetto al vecchio decreto, la differenza più marcata sono limiti di spesa più elevati per i minori e tetti più bassi per gli adulti (per gli adulti prima il rimborso era di 140 euro al mese mentre oggi con i nuovo tetti si va dai 90 euro per le donne ai 110 euro per gli uomini e i tetti sono ancora più bassi per gli anziani). La celiachia è una intolleranza molto diffusa tra la popolazione italiana e chi ne è affetto deve porre attenzione non solo alla dieta, ma anche agli effetti secondari che interessano altri organi e apparati. Il mercato dei prodotti senza glutine è molto cambiato in questi anni e anche grandi aziende alimentari hanno dirottato le loro produzioni verso questo settore a beneficio dei tanti consumatori. Ciò che ancora non è cambiato è il prezzo di prodotti delle aziende che per prime hanno iniziato a produrre questi alimenti. Basti pensare che un chilo di farina può costare anche 5 euro. Il prossimo passo significativo sarebbe quello di poter dare la facoltà al consumatore di poter spendere i buoni erogati dalla Asl, anche in altri negozi tra cui i molti discount che hanno creato linee dedicati ai celiaci e non necessariamente nei negozi specializzati e nelle famacie.