CASO CUCCHI: CARABINIERE BRINDISINO DIFFAMATO. IL GIP RIGETTA LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Brindisi, dr.ssa Paola Liaci, ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero dott. Marco Dinapoli in merito alla querela sporta dal vicebrigadiere dei carabinieri Francesco Tedesco nei confronti degli autori, non identificati, degli articoli diffamatori apparsi sui periodici on line “Infoaut-Informazione di parte” e “Senza Soste.it”.

La Procura della Repubblica di Brindisi, in data 7 giugno 2016, riconoscendo la portata diffamatoria degli articoli pubblicati aveva disposto l’attivazione di “ogni iniziativa, tramite anche la polizia postale”, affinché venisse “rimossa la fotografia del querelante e gli articoli postati sulla bacheca pubblica” dei siti internet. Tuttavia, la polizia postale relazionando che “l’Ufficio era sprovvisto di strumentazione tecnica” asseriva di essere “impossibilitata a procedere in tal senso”. Da qui la Procura, il 7 febbraio 2017, pur riconoscendo il fatto delittuoso, chiedeva al GIP disporsi l’archiviazione del procedimento.

Francesco Tedesco proponeva opposizione all’archiviazione e con gli avvocati Eugenio Pini del Foro di Roma e Giacomo Massimo Ciullo del Foro di Brindisi per il vicebrigadiere dei Carabinieri, in data 11 maggio, si è tenuta la camera di consiglio nella quale il GIP dr.ssa Liaci, rilevando “che nell’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione vengono indicate puntualmente le ulteriori indagini che consentirebbero quasi certamente di individuare l’autore dell’articolo diffamatorio”, ha rigettato la richiesta di archiviazione del PM, disponendo la prosecuzione delle indagini.

Il vicebrigadiere dei CC Tedesco è indagato dinanzi al Tribunale di Roma nel caso riguardante Stefano Cucchi.

Il 3 gennaio 2016, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, dopo essersi impossessata di una fotografia ritraente Francesco Tedesco in costume da bagno, senza alcun consenso da parte dello stesso, pubblicava, per ben sei volte, la foto sulla propria bacheca pubblica del profilo Facebook e sulla pagina “Ilaria Cucchi – Personaggio Pubblico” del medesimo socialnetwork, accompagnandola con una serie di commenti dal contenuto altamente lesivo della reputazione del carabiniere.

In relazione alla condotta della Cucchi si è instaurato a suo carico un procedimento penale dinanzi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per il reato di cui all’art. 595 comma 3 codice penale.

In data 4 gennaio 2016 sui periodici on line “Infoaut-Informazione di parte” e “Senza Soste.it” veniva pubblicato un articolo gravemente diffamatorio, senza firma, con la foto di Tedesco precedentemente diffusa da Ilaria Cucchi, oggetto del procedimento sottoposto al GIP dr.ssa Liaci.

La divulgazione della fotografia integra gli estremi dell’art. 167 comma 1 del d.lgs. n. 196/2003, cioè il reato di trattamento illecito dei dati sensibili personali che si configura nelle ipotesi in cui il trattamento dei dati sia realizzato in violazione di una delle disposizioni di cui agli artt. 18, 19, 23, 123, 126 e 130 del codice della privacy.

Il contenuto degli articoli integra il reato di diffamazione di cui all’art. 595 comma 2 e 3 del codice penale.

E in merito alla prosecuzione delle indagini disposta dal GIP ha dichiarato l’avv. Eugenio Pini: “Grazie al provvedimento della dr.ssa Liaci si risalirà con certezza all’identità dei responsabili della contestata diffamazione”. Mentre l’avv. G. Massimo Ciullo ha affermato: “È giunto il momento di arrestare una volta per tutte il linciaggio mediatico di carabinieri, poliziotti e finanzieri, giudicati a priori come sempre colpevoli”.

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