di Antonio La Fortuna – Segretario generale Fai Cisl
Vorremmo, davvero, che il tema del caporalato in Agricoltura nel nostro territorio fosse rubricato a mero dibattito balneare, su cui misurarsi per fare accademia o, come accade a certi politici ed amministratori, per aggiungere qualche bandierina in più sul numero di presenze sui mass media. La nostra percezione di quel fenomeno criminale e mafioso che è il caporalato è, invece, quella reale dei sacrifici e delle umiliazioni cui continuano ad essere sottoposti gli oltre 40 mila lavoratrici e lavoratori, anche immigrati, tra Taranto e Brindisi, i quali specialmente nel periodo estivo vengono sfruttati anche al di fuori dei confini provinciali e persino regionali, a fronte di paghe inconsistenti rispetto a quanto previsto dai contratti nazionali e da quelli provinciali di settore recentemente sottoscritti che potrebbero costituire serio contributo a sconfiggere il fenomeno.
Certo, non è che non si sia mosso nulla sul fronte delle Istituzioni centrali (L. n. 199/2016) e di quelle periferiche, come la costituzione presso le Prefetture di Taranto e di Brindisi di tavoli d’intervento e prevenzione del fenomeno, partecipati anche da sindaci, da Cisl, Cgil, Uil territoriali, da Asl, Ispettorati, Inps, Inail, Carabinieri, Guardia di Finanza, le cui proposte scaturite benché largamente condivise non hanno ancora prodotto concreto riscontro. Quel riscontro, almeno, che come Fai Cisl Taranto Brindisi ci aspettavamo. Tra questi: le richieste attivazioni delle cabine di regia presso le Inps dei due nostri territori, la sollecitata messa a rete dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro mediante i centri per l’impiego e, questione altrettanto gravissima, l’impegno mancato dalla Regione Puglia in ordine al sistema dei trasporti pubblici in Agricoltura di cui essa è titolata.
Peraltro, la stessa Regione ha in capitolo risorse finanziarie assai significative, rispetto alle quali le Confederazioni sindacali pugliesi continuano a sollecitare, inutilmente, il confronto perché siano finalizzate al settore agricolo. E’ questa una delle contraddizioni più evidenti tra quanto esternato con roboanti comunicazioni pubbliche dal Presidente Michele Emiliano, mai presente ai tavoli prefettizi né personalmente, né attraverso il suo assessore al ramo ma solo con semplici funzionari incaricati unicamente di riferire. Non nutriamo alcun dubbio che i medesimi funzionari abbiano svolto con diligenza il loro compito ma fino ad oggi nessun messaggio di novità ci è giunto sulla questione trasporti che, perciò, resta rigidamente nelle mani dei caporali i quali paradossalmente si ascrivono il merito di svolgere un servizio sostitutivo a quello istituzionale.
Ecco, allora, un altro esempio di Mezzogiorno che potrebbe riscattarsi da anni se non da secoli di arretratezza economica e sociale ma che oggi riscontra limiti pressoché invalicabili proprio nell’inazione e nelle omissioni dei propri rappresentanti istituzionali. La stessa Regione, oltretutto, da tempo è stata sollecitata dai sindacati, senza esiti anche in questo caso, in ordine al “Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura “Cura – Legalità – Uscita dal ghetto” per i lavoratori stranieri, sottoscritto a fine maggio 2016, perché individuata tra le cinque Regioni italiane a maggior rischio da cui però, ingiustificatamente, essa ha scelto di escludere i territori di Brindisi e di Taranto. Chiediamo, insomma, una generale inversione di tendenza rispetto al ruolo carente dell’Istituzione pugliese riguardo i temi da noi ribaditi, con riferimento ai quali confermiamo il nostro totale apprezzamento per l’azione meritoria condotta dalle Forze dell’ordine, con i colpi sferrati, nelle ultime settimane, al caporalato brindisino e tarantino.
La Fai Cisl Taranto Brindisi, nelle proprie strutture comunali e con i propri delegati nelle aziende agricole continuerà – come si è impegnata a fare in stretto raccordo con la Cisl territoriale ai tavoli prefettizi – l’attività di informazione e di formazione per i lavoratori del settore. Ma nella stessa direzione chiede analogo, anzi maggiore coinvolgimento delle Istituzioni, degli Enti strumentali del territorio e degli Enti Bilaterali, affinché sia amplificato di più e meglio il contributo concreto e preferibilmente sinergico che tutti questi soggetti possono e debbono fornire. Anche le Aziende agricole dovrebbero maggiormente coinvolgersi nella rete agricola di qualità, il cui marchio etico diventi testimonianza viva, concreta del loro affrancamento da un fenomeno criminale che persegue interessi decisamente opposti a quelli di un sistema imprenditoriale sano e realmente competitivo.