L’incontro del tavolo governativo per la decarbonizzazione non ha riservato novità, anzi, ha consolidato la certezza che Enel ed il Governo non hanno alcuna idea concreta di investimenti per la riconversione e per il percorso di transizione e energetica e, in generale, per il futuro del sito produttivo di Brindisi.
È estremamente grave che un’azienda quotata in borsa, partecipata oltretutto dallo Stato, non abbia un piano di sviluppo serio e sostenibile su un territorio probabilmente penalizzato proprio per la presenza della centrale termoelettrica più grande d’Europa.
Alla luce di questo quadro drammatico, lo Stato, e quindi il Governo che conferisce gli indirizzi alle aziende partecipate, e l’Enel abbandonano questo territorio e tradiscono unilateralmente un “patto sociale non scritto” che di fatto negli anni ha ingrossato i conti della stessa azienda e ha aumentato i dividendi incassati dai soci pubblici.
Davanti alla ritirata di Enel dal territorio anche l’amministrazione comunale può dare un segnale, seppur in parte simbolico, revocando in autotutela la delibera di giunta dell’amministrazione di centrodestra del 2010 con la quale si deliberò ‘per l’effetto, di rinunziare ad ogni azione pretesa o reclamo connessi e/o conseguente dedotti e deducibili con riferimento comunque all’esercizio della centrale Enel “Federico Secondo” e alla conseguente situazione ambientale del SIN di Brindisi ad oggi’, per valutare le più opportune azioni a maggiore tutela dell’ambiente e della salute.
Le rassicurazioni di circostanza, che rappresentano il minimo impegno, dei delegati aziendali Enel durante l’incontro del tavolo sono state solo un tentativo, oltretutto banale, di superare indenni le legittime proteste delle Istituzioni locali, delle associazioni datoriali e sindacali deluse giustamente dalle mancate risposte.
La possibilità di qualificare l’insieme di tutte le vertenze in piedi sul territorio brindisino come area di crisi complessa è un percorso condivisibile che, però, non deve risultare un alibi per le aziende che, come Enel, intendono disimpegnarsi da Brindisi.
A questo punto sarebbe opportuna e necessaria una reazione corale di tutte le articolazioni istituzionali e sociali del territorio mediante un’iniziativa pubblica, affinché si costringa il Governo a dare indicazioni chiare alla partecipata Enel promuovendo un piano di investimenti diretti e di supporto a iniziative private al fine di “riconvertire” la propria presenza sul territorio o, in alternativa, la smobilitazione con un piano di decommissioning per il ripristino e bonifica di tutti i siti di Enel sul territorio.
Questa sarà la proposta che il gruppo consiliare del Partito Democratico di Brindisi porrà all’attenzione della prossima conferenza dei capigruppo che, alla luce delle risultanze del tavolo sulla decarbonizzazione, si rende quantomai urgente.
Francesco Cannalire, segretario cittadino Pd Brindisi e capogruppo consiliare Comune di Brindisi