La candidatura di Brindisi a città della cultura e’ una grande opportunità per la città di ripensarsi e per ricostruire il filo storico della sua identità guardando al futuro. Radici nel passato e sguardo rivolto al futuro e’ il progetto su cui Brindisi può essere impegnata a sostegno della sua candidatura.
Il vino è cultura perché assieme alla scoperta dei vitigni e alla loro storia, si registra allo stesso tempo una traccia del passaggio di popoli. Tradizioni, gusti e usanze partano anche dal vino.
Brindisi assieme a Mesagne sono testimoni del passaggio e l’insediamento prima dei messapi e poi dei romani. I primi portarono le viti, i secondi le estesero producendo i vini che venivano portati nel mediterraneo.
Se questa è la storia, il presente e il futuro del territorio di Brindisi può trovare nella coltura e nella cultura vitivinicola un riferimento solido di sviluppo.
Il progetto di candidatura di Brindisi a città della cultura può e deve integrarsi con quello che ha rappresentato e rappresenta l’agricoltura brindisina e per essa la viticoltura. La città di Brindisi e il suo territorio agricolo hanno storicamente una vocazione vitivinicola. La presenza di varietà autoctone come il Negroamaro, la Malvasia nera, il Susumaniello, l’Ottavianello, il Primitivo, ne hanno fatto un territorio ricco e dalle grandi potenzialità enoiche. Non a caso il vino di Brindisi era conosciuto e apprezzato ben oltre i confini locali e nazionali sin dai tempi dell’impero romano. Lo è stato in tutto il bacino del mediterraneo così come è noto che, in epoche più recenti, il vino di Brindisi è stato utilizzato oltralpe per apportare struttura, colore e carattere a vini che ne erano privi, seppure provenienti da territori più conosciuti, dimostrando già da allora le sue grandi potenzialità. Negli ultimi anni, grazie all’impegno e alla lungimiranza di imprenditori, produttori ed enologi, il vino prodotto a Brindisi, è stato valorizzato in tutte le sue caratteristiche e specificità. I vini prodotti da uve autoctone brindisine sono oggi riconosciuti, apprezzati ed esportati in tutto il mondo e rappresentano la continuità tra la vecchia vocazione e tradizione di un antico territorio vitivinicolo e l’ innovazione dei processi produttivi. La filiera produttiva è rappresentata da impianti moderni di vigneti che si uniscono a quelli tradizionali ad alberello e che costituiscono un evidente contributo alla riqualificazione paesaggistica e alla fruizione delle campagne, così come moderni impianti enologici stanno contribuendo ad elevare la qualità delle varietà autoctone. Nel corso degli ultimi due decenni a Brindisi è nata una nuova cultura del vino che coinvolge le nuove generazioni e che contribuisce ad un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Negli ultimi anni a Brindisi si è registrato un significativo ritorno di interesse alla vitivinicoltura.
Oggi ben 2.800 ettari dell’agro cittadino (quasi il 30% della superficie agraria provinciale dove si produce uva da vino),tra vecchi e nuovi impianti, sono coltivati a vigneto per uve da vino. Assieme ai 1.200 ettari dell’agro di Mesagne costituiscono la zona della Doc Brindisi (una delle poche città che da’ il proprio nome ad una doc).
L’art. 1 del Testo unico del vino, che ha semplificato e riunito le norme del settore, afferma testualmente: “La Repubblica salvaguarda, per la loro specificità e il loro valore in termini di sostenibilità sociale, economica, ambientale e culturale, il vino prodotto della vite, e i territori viticoli, quale parte del patrimonio ambientale, culturale, gastronomico e paesaggistico italiano, nonché frutto di un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni”.
Questo articolo della legge potrebbe diventare il manifesto della vitivinicoltura brindisina e può contribuire ad un rinnovato e recuperato rapporto della città con la sua campagna.
Ci sono oggi condizioni favorevoli per ricostruire a Brindisi una nuova economia a cui la cultura del vino contribuirebbe in maniera sostanziale. Il vino è esperienza e narrazione: Brindisi può essere scoperta e raccontata anche attraverso “un viaggio enoico” che parte dal bicchiere, attraversa il territorio e il paesaggio, passa dalle cantine ed arriva alla storia della città.
L’identità del vino affonda le sue radici nel passato e si apre al futuro: Brindisi è terra di antichi vigneti, alcuni dei quali ancora oggi si estendono sui terreni attraversati dai tracciati delle vecchie strade dell’Appia e della Traiana: un racconto straordinario, affascinante per i grandi cultori del vino, per gli eno-appassionati ed i turisti curiosi di scoprire le peculiarità di un territorio attraverso le sue produzioni.
Il vino di Brindisi consente, quindi, di ricostruire il filo rosso che mette insieme passato e futuro, assegnando all’agricoltura il ruolo di recuperare il rapporto perduto tra la città, la campagna ed il mare.
Prendersi cura della città, del territorio, del paesaggio e valorizzare la storia di Brindisi è l’impegno che oggi assumono i produttori vitivinicoli, gli operatori turistici, il mondo della ristorazione e le associazioni culturali.
Al fine di investire sulla cultura e sul turismo, preservare la lunga tradizione vitivinicola e sostenerne il grande potenziale di crescita, mantenere viva la storia di uno dei porti romani più importanti del mediterraneo e contribuire allo sviluppo del turismo della conoscenza, del lifestyle e dell’ospitalità, è necessario fare leva sull’impegno dei produttori e su un attrattore che condensi, al suo interno, la vera identità della città: in questa direzione può essere determinante il progetto di insediare l’Enoteca Regionale, e annesso Museo del Vino, presso uno dei beni più importanti del territorio, il Castello di Forte a Mare. Una tale scelta, condivisa tra i vari livelli istituzionali, va esattamente nella direzione di un nuovo modello di sviluppo economico, basato su cultura, storia e turismo.
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Angelo Maci presidente del consorzio di tutela della Brindisi doc
Carmine Dipietrangelo Tenute lu Spada
Luigi Rubino Tenute Rubino
Francesco Vallone Agricole Vallone
Fabio Zullo Masseria Masciullo
Antonello Bruno Masseria Incantalupi
Sergio Botrugno Azienda vitivinicola Botrugno
Giovanni Nardelli Risveglio Agricolo