Apprendiamo con soddisfazione che la nostra Città occupa l’11ma posizione nella classifica sulla “qualità della vita per il clima”, di recente pubblicata su Il Sole 24 Ore.
La ricerca, effettuata dal CNR, prende come riferimento dieci indicatori climatici e fornisce il quadro delle migliori performance climatiche dei capoluoghi di provincia italiani, con riferimento al decennio 2008-2018.
La posizione di vertice occupata da Brindisi non ci sorprende, considerato il fatto che negli ultimi anni tutti i Rapporti sulla “qualità della vita” pubblicati da autorevoli Enti, Associazioni e Istituti di Ricerca vedono il nostro capoluogo raggiungere le prime posizioni nelle graduatorie nazionali per i dati riferiti all’ambiente.
Il dato dimostra ancora una volta che dobbiamo fare ammenda della colpa di raccontare il nostro territorio adeguandoci a schemi che non corrispondono ai dati oggettivi puntualmente forniti da studi e ricerche, come quella da ultimo realizzata dal CNR.
Per Confindustria Brindisi ciò rappresenta l’ulteriore conferma dei cospicui interventi e investimenti di ambientalizzazione, frutto dell’utilizzazione delle migliori tecnologie disponibili, posti in essere dalle aziende insediate nell’area industriale brindisina per il raggiungimento di sempre più elevati standard di qualità. Ciò non solo in ossequio a rigorose prescrizioni di legge, ma anche per garantire alla comunità locale il rispetto dei fondamentali parametri di sostenibilità ambientale.
Per questo motivo, riteniamo che si debba consentire all’industria di proseguire nella suddetta opera di ammodernamento in chiave ecosostenibile. La nostra area industriale – oltre alle grandi aziende di rilievo internazionale, che hanno fatto e continuano a fare considerevoli investimenti – raccoglie numerose piccole e medie imprese locali che sono sinonimo di eccellenza e qualità per il territorio e, come tali, andrebbero maggiormente valorizzate e tutelate, anche offrendo loro la garanzia di operare attraverso procedure autorizzative/burocratiche rapide, certe e chiare. Ma, soprattutto – attraverso il dialogo continuo tra gli enti, le parti sociali e la cittadinanza – occorre superare le posizioni ideologiche che impropriamente ravvisano nell’industria una minaccia per la salute e per il contesto urbano, anziché una risorsa per l’intera collettività.