di Carmen Vesco
Litigavano, a colpi di kalashnikov usato per strada in mezzo alla gente, per i soldi di un motorino, per piccole quantità di droga, per una ragazza, credendo così di contendersi il territorio brindisino, come fossero nel Bronx. Una seconda operazione del comando dei carabinieri di Brindisi, oggi, ha portato all’arresto di altre 11 persone, nell’operazione Alto impatto II, che segue quella che già a novembre portò i militari dell’Arma, in collaborazione con la Guardia di Finanza a dare la caccia agli appartenenti a due bande rivali che tra rapine e gambizzazioni hanno messo in pericolo la sicurezza della città.
Era il 2 novembre 2017: un uomo viene ferito a colpi d’arma da fuoco, Damiano Truppi, per vendicare il quale il 3 novembre si innesca una azione-reazione criminosa tra le bande di una sfacciataggine tale da veder compiuti in città ben cinque atti offensivi in una sola giornata.
Le immagini, divulgate dai carabinieri, raccontano di cinque persone che scendono da un’auto, in pieno giorno, era mattina, e incuranti della presenza di altre persone nei dintorni, danno fuoco a due vetture parcheggiate per strada, quelle di Antimo Libardo, uno degli odierni arrestati; nel pomeriggio dello stesso giorno una nuova gambizzazione, la terza in poche settimane, quella di Antonio Fontò; nella serata Libardo stesso che si dava alla fuga a bordo dell’autovettura Mercedes classe A AMG, omettendo di fermarsi a un controllo dei carabinieri, da cui segue un pericoloso inseguimento nel quartiere Sant’Elia che finì con il danneggiamento di alcune auto parcheggiate; per arrivare alla tarda serata prima il ferimento di Loriano Marrazza (fratellastro di Tiziano Marra) con l’utilizzo di arma da fuoco; e, l’ultimo, inequivocabile segnale di guerra e volontà di “dominio” da parte di una delle due fazioni, in cui una delle bande arriva a sventagliare 19 colpi di kalashnikov contro il garage del gestore di una pizzeria, ovvero Libardo. Ma non solo contro la saracinesca del garage in questione, ma anche contro le finestre degli appartamenti al piano di sopra che finisco per colpire i muri del corridoio di una casa dove, ignara della faida, una persona sedeva in soggiorno a guardare la tv.
Tutto si è compiuto nel giro di poche ore. Ma le recrudescenze si sono protratte nei mesi tra le due fazioni contrapposte, rispettivamente riconducibili da un lato ad Antonio Borromeo, Antimo Libardo, Lorenzo Russo e Tiziano Marra e dall’altro a Antonio Lagatta, Michael Maggi, Claudio Rillo, Alessio Giglio e Diego Pupino.
Inoltre, nell’ambito del medesimo contesto criminoso, si inserisce l’episodio relativo alla rapina commessa il 6 novembre 2017 ai danni di un furgone portavalori dell’Istituto di Vigilanza privata “Cosmopol” di Lecce. Le attività investigative svolte hanno palesato, anche, il diretto coinvolgimento, a vario titolo, di Lagatta, Rillo, Maggi, Giglio, e Pupino, tanto nella fase organizzativa, con il ruolo attivo anche di Vincenzo Vantaggiato, zio di Maggi, quanto in quella esecutiva. Nella circostanza, armati di pistola, dopo aver bloccato una guardia particolare giurata, si sono impossessati della somma contante di 25.000 euro, incasso del punto vendita “Mc Donald’s” ritirato poco prima.
“La scrupolosa e puntuale disamina dei vari eventi delittuosi, la meticolosa attività d’indagine esperita con metodologia tradizionale e di tipo tecnico ha permesso di acquisire, in modo inequivocabile, gravi e concordanti elementi indiziari nei confronti dei predetti indagati – fanno sapere i carabinieri”.
L’attività ha portato, infine, al sequestro di 4 pistole di vario calibro e relativo munizionamento; 2 autovetture risultate oggetto di furto; parte del provento della rapina per un importo in contanti pari a 10.000 euro; abbigliamento utilizzato per il travisamento; 2 ricetrasmittenti, e ha permesso così di sottrarre alla criminalità mezzi e armi che potevano essere utilizzati per ulteriori attività criminali.
E le operazioni dei carabinieri, assicurano gli stessi, non si esauriranno.
Intanto, oggi ci sono anche giovanissimi tra gli indagati, segno di un pericoloso modus vivendi che si tramanda da generazioni, e che la giustizia vuole contrastare dando un segnale di forza ai cittadini.
Una seconda “puntata” dell’offensiva contro la “micro-criminalità” che probabilmente ne vedrà altre nei prossimi mesi.
Nove sono stati associati in carcere e 2 all’obbligo di dimora, a seguito di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal GIP del locale Tribunale, su richiesta della locale Procura della Repubblica, e sono responsabili a vario titolo dei reati che vanno dal porto d’armi da guerra, kalashnikov, e comuni, pistole, danneggiamento, incendio, rapina, violenza privata, sequestro di persona.
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