Non passa giorno che sulla sua pagina facebook non ci sia un invito a tornare in politica, ma Giovanni Antonino non si è mai sbilanciato tanto come nell’ultimo periodo. Ieri una sua “amica virtuale” ha però ricevuto una risposta più eloquente del solito “Mi piacerebbe e mi sento anche pronto”. A Brindisitime, che lo ha contattato telefonicamente, ha confermato il suo desiderio.
“Ho voglia di riscatto dopo il tragico epilogo della mia vicenda amministrativa e giudiziaria, ho già molte volte detto il motivo della mia scelta di patteggiare durante il processo che ha concluso anzitempo il mio mandato, ma ancora oggi tanti ritengono che questa scelta sia stata come un’ammissione di colpa. Se tornassi indietro non lo rifarei, ma in quel momento ho pensato che sarebbe stata la soluzione migliore e più veloce anche per non far pesare troppo la questione alla mia famiglia, ma questo non mi ha ripagato del sacrificio. E quindi tornare in campo sarebbe per me dimostrare che sono pulito e che ho fatto il bene della città e lo farei ancora” ha detto l’ex sindaco arrestato nel 2003 nella inchiesta “tangentopoli brindisina”, insieme ad altri cinque fra assessori e consiglieri comunali di centrosinistra e Forza Italia, con le accuse di truffa, concussione e corruzione.
“Ogni occasione è buona, per chi mi vuole male, per commentare al vetriolo e riaprire le vecchie ferite: oggi voglio ricordare ancora una volta che patteggiare è concordare la pena non dichiararsi colpevoli, nessuno mi ha accusato di aver chiesto nessuna tangente, gli altri imputati, i miei coimputati, sono stati accusati di chiedere tangenti per me e sono stati prosciolti” ha detto.
Antonino non può negare di averci già pensato altre volte, ma poi ha desistito. La sua famiglia, provata dalla vicenda giudiziaria ne ha risentito anche se è rimasta sempre discreta e difilata, ma “assolutamente non vorrebbe che tornassi in politica”. Ma non è stato solo questo a fermare Antonino: “Tutte e tre le volte che ho pensato di tornare in campo mi è piovuto addosso qualche avviso di garanzia, come se qualcuno volesse dirmi “stai nel tuo privato che è meglio” come se volessi fare una ricomparsa alla Yuppi Du’ che i piani alti non condividono” teme l’ex primo cittadino che nel 2007 venne arrestato anche in relazione alla realizzazione di un impianto di rigassificazione da parte della British Gas, poi dichiarato reato prescritto per decorrenza dei termini 5 anni dopo.
Dai piani alti dice di non esser gradito, ma la gente l’ha spesso reclamato a gran voce. Se mai dovesse ripresentarsi ha le idee ben chiare. “Non mi sono mai posto la domanda “chi mi sosterrebbe?”, ma so di sicuro chi non mi sosterrebbe, la politica, i partiti e i “vecchi volti”. Mi presenterei con una lista civica, non farei altro, e comunque più volte mi sono riproposto di creare una associazione per contribuire a dare qualcosa di buono a Brindisi e per mettere insieme professionisti, imprenditori e persone di spessore, un moto popolare di 45/60enni che scalpitano per migliorare la città, che si allontanano dalla politica perché non vogliono affiancarsi ai soliti noti. Illudere la gente di fare piazza pulita mettendo in lista qualche neofita alternato alle solite facce non funziona, il vecchio avrà sempre più voti e non sarebbe una partita giocata alla pari”.
Ma la città, lamenta Antonino, vuole tutto o niente da lui. “Mi fa rabbia che o torno da primo cittadino o deludo le aspettative. Io sono stato denunciato anche per danno d’immagine alla mia città, che secondo la giustizia devo ripagare economicamente: dato che il mio creditore è il Comune io tornerei anche fornendo gratuitamente, a tale scopo, la mia consulenza in settori come la programmazione economica. Ci sono molte possibilità per reperire risorse che risolverebbero annosi problemi e svilupperebbero nuovi investimenti che vengono perdute, ma non mi vogliono” aggiunge.
Eppure lui ha pronto persino un programma di soluzione per problematiche che fanno tremare i polsi a chiunque: la questione Multiservizi. “Ci sono diverse soluzioni e piani di risanamento: la Multiservizi ha bisogno di un’iniezione di denaro, per uscire dal fallimento, ma tutte le soluzioni trovate in questi anni non hanno funzionato, non è dalle casse del Comune che vanno attinti i soldi per ripianare il debito. Prima di tutto bisogna intervenire per contrarre il costo del personale come si fa in qualsiasi azienda: contratti di solidarietà, senza diminuzione di unità. Fondere la Multiservizi con la Energeko per rientrare nella soglia di fatturato minimo secondo il decreto Madia per la sopravvivenza di una partecipata, significava trascinare nel guaio della BMS anche una seconda azienda” dice.
Affidare, in secondo luogo, nuovi incarichi che non gravino sulle casse del Comune, come nella gestione del rilascio dei certificati di risparmio energetico o degli impianti del ciclo dei rifiuti attingendo a fondi pubblici. “I bandi ci sono bisogna partecipare. C’è lassismo e va bene che rimanga tutto così: nella questione rifiuti l’ultima gara l’ho bandita io per il resto affidamenti diretti o censura dei nuovi bandi da parte dal Tar. Invece si potrebbe fare molto. Ma ci vogliono le spalle larghe, io le ho ma non voglio più far soffrire la mia famiglia”.
E questa volta ha circa un anno di tempo per pensarci e pianificare la campagna elettorale, che ha già detto sarebbe nelle piazze, a costo zero, senza accettare “neanche un euro di contributo”.
Carmen Vesco