Un altro marito violento e dedito all’alcool è stato arrestato a Ostuni. È nel mese di febbraio che la donna dell’odierno arrestato si rivolge alla Polizia di Stato stanca dei lunghi soprusi e delle interminabili sopraffazioni subite nel tempo dal compagno, mostratosi sin dall’inizio della convivenza, particolarmente aggressivo. La signora riferiva agli investigatori di una preoccupante situazione di conflittualità familiare, quotidianamente aggravata dall’abuso di sostanze alcoliche da parte dell’uomo, da tempo per giunta senza una stabile occupazione e affetto inoltre da ludopatia.
La denunciante, visibilmente scossa dinanzi ai poliziotti, riferiva diversi episodi di aggressività e violenza patiti, in un crescendo di ferocia che ormai l’aveva portata a temere seriamente per la propria incolumità e quella della figlia minorenne.
Timore cui era nel tempo seguita anche una sensazione di vergogna per gli evidenti segni portati sul corpo dalla donna che per non essere compatita sul luogo di lavoro, cercava in tutti i modi di occultarli, soffrendo spesso in silenzio, solo per il bene della figlia.
Di fatti, i maltrattamenti, le ingiurie e le angherie subite con continuità, ad un certo punto avevano costretto la vittima a trasferirsi, con la figlia minore, presso l’abitazione di una conoscente, essendo ormai divenuti incontrollabili i raptus di violenza del compagno, da troppo tempo tristemente presenti nella sua esistenza.
Già nell’anno 2008, la denunciante veniva aggredita riportando una brutta lesione con annessa ecchimosi all’occhio destro; l’anno dopo, veniva picchiata e ne seguiva una lesione del mento e qualche tempo dopo, ancora vittima della brutalità dell’uomo pativa per sue mani, un trauma all’emi-mandibola sinistra.
Trasferitasi, oramai disperata, presso l’abitazione di una amica come detto, dopo averla invitata ad una riconciliazione, ovviamente dalla donna rifiutata, la ingiuriava e la minacciava in tutti i modi e solo per fortuna la vittima riusciva ad allontanarsi dalla casa, seguita come un ‘ombra dall’odierno arrestato che, giunti nei pressi del luogo di lavoro della donna, dopo averla bloccata, la colpiva con decisi pugni e schiaffi, sino a quasi ridurla in uno stato di shock tale da dover per l’ennesima volta rivolgersi ai medici che le diagnosticavano una prognosi di 12 giorni, salvo complicazioni.
Ed ancora, l’uomo, non contento di quanto realizzato, venuto a conoscenza di essere stato denunciato, avvicinava il fratello della vittima, minacciandolo di morte ove non avessero ritirato la querela, aggiungendo che, in caso contrario, “vi incendierò tutti. Stasera stavo venendo accavallato per spararvi a tutti, ritornerò accavallato e ucciderò tutta la vostra famiglia”.
La serie reiterata di episodi vessatori ed umilianti, così come riportato nell’eseguita ordinanza applicativa degli arresti domiciliari firmata dal Giudice per le Indagini preliminari, Dottoressa Tea VERDEROSA, hanno portato la donna “ a vivere in un clima di terrore e di sottomissione, trasformando la sua vita in un autentico calvario, aggravato da uno stato di frustrazione tale da rivolgersi all’Autorità….”proprio al fine di arginare il “ concreto, fondato ed imminente pericolo che l’uomo, ove lasciato libero di agire, potesse commettere reati ancora più gravi, mettendo seriamente a repentaglio l’incolumità della signora e dei propri cari….”.
L’intera indagine è stata coordinata e diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Procura della Repubblica di Brindisi, Dottor Francesco CARLUCCIO.
L’attività della Polizia di Stato, svolta in stretta sinergia con la Procura della Repubblica brindisina, ha tratto le mosse dalla coraggiosa scelta della donna di denunciare e di affidare alle Istituzioni le proprie legittime aspettative di giustizia e di sicurezza, senza farsi ingannare dai temporanei ravvedimenti dell’uomo, troppo spesso, come le recenti cronache insegnano, vere e proprie trappole senza possibilità di ritorno.
A tal proposito rimarrà elevata nel tempo l’attenzione della Polizia di Stato in questa come in tante altre situazioni di illegalità che si dovessero presentare sul territorio, sempre nell’ottica del raggiungimento della sicurezza generale anche e soprattutto attraverso più auspicate forme di collaborazione da parte della cittadinanza che consentano di costituire un aiuto concreto per quelle donne vittime di un vero e proprio “amore malato”.