Un dato è certo: se i termini per la presentazione delle candidature scadessero oggi a Brindisi si dovrebbero fare i conti con coalizioni divise al proprio interno, anche a dispetto dei buoni propositi delle segreterie regionali e nazionali.
Partiamo dal centro sinistra. La storiella di dover prima scrivere il programma e poi individuare il candidato sindaco non se la beve più nessuno. E’ ben noto che il Movimento 5 Stelle, per dar vita ad un campo largo, ha posto la condizione che il candidato sindaco non sia l’uscente Riccardo Rossi. Allo stesso tempo, però, sul tavolo delle trattative non ha proposto un nominativo alternativo.
Facile immaginare, a questo punto, che nei prossimi giorni Brindisi Bene Comune possa ufficializzare la ricandidatura di Rossi, anche senza l’adesione degli alleati. A quel punto l’intesa allargata andrebbe a farsi benedire e finanche il Partito Democratico potrebbe rivendicare l’espressione di un proprio candidato alla poltrona di primo cittadino.
Diciamo, pertanto, che sul fronte del centro sinistra i candidati potrebbero essere almeno due.
Nel centro destra, invece, Forza Italia e Idea sarebbero ancora fermamente convinti che il candidato ideale potrebbe essere l’ex sindaco Pino Marchionna, mentre Fratelli d’Italia ha in pancia ancora due candidati autoctoni: Massimiliano Oggiano e Pietro Guadalupi. Su quest’ultimo si potrebbe registrare anche il consenso del cosiddetto terzo polo brindisino rappresentato da liste civiche, mentre Azione si troverebbe a dover decidere se sostenere un candidato di centro destra o procedere in maniera autonoma.
A conti fatti, comunque, la sintesi di queste posizioni non è roba semplice e quindi anche nel centro destra c’è il rischio concreto di una spaccatura, esattamente come avvenne nel 2018 con le candidature di Roberto Cavalera e Massimo Ciullo.
Insomma, la situazione, a due mesi dalle elezioni amministrative, nella città di Brindisi è questa e non giungono notizie in merito ad iniziative autorevoli di leader nazionali per far valere una scelta invece che un’altra. Una forma di tafazzismo che rischia di favorire ancora una volta un candidato avversario minoritario. Esattamente ciò che è avvenuto nelle scorse elezioni con l’affermazione di Rossi.