Da anni, come associazione, abbiamo manifestato pubblicamente la necessità, di elettrificare le banchine del nostro porto per diminuire drasticamente le emissioni delle navi e l’inquinamento acustico. Soluzioni necessarie per il rispetto della salute dei cittadini e, oggi, per accelerare la transizione energetica del settore crocieristico e navale in genere.
L’Autorità di Sistema MAM, fine scorso anno, ha appaltato la progettazione per l’elettrificazione delle banchine di Bari e Brindisi.
Un fatto senz’altro positivo. Ma cosa riserva il progetto per l’uno e per l’altro porto?
A) Per Bari è prevista l’elettrificazione di banchine per metri lineari 435 (+ una linea di 3500 metri lineari sino a cabina di consegna) con una potenza di 16 MVA e impianti fotovoltaici per 16.800mq (5460 pannelli per una potenza di 1800kWp) Il tutto per un impegno di spesa pari a € 13.375.000,00.
B) Per Brindisi, invece, le banchine interessate sono pari a metri lineari 93 (+ una linea di ml 280 sino a cabina di consegna) con una potenza di 6,5 MVA con impianti fotovoltaici per 9800mq. (3000 pannelli per una potenza di 990 kWp). Il tutto per un impegno di spesa pari a € 7.166.200,00.
Salta agli occhi la grande differenza di risorse previste per i due porti che, ovviamente comporta diverse soluzioni progettuali.
Inoltre per Brindisi, nella fase di pianificazione energetica (DPEASP), la superficie destinata al fotovoltaico era di ca. 20.150 mq, in seguito ridotta a circa 9.800 mq; a Bari la previsione è rimasta immutata. Ciò nonostante la notevole differenza – a favore del nostro porto – di aree disponibili tra le due realtà portuali.
Quali sono, in realtà, gli interessi che si vogliono perseguire?
Invitiamo, negli interessi generali del nostro porto, a rivedere gli indirizzi progettuali per l’elettrificazione delle banchine, tenendo presente anche tutta Costa Morena est e le banchine del porto interno da S. Apollinare. A meno che queste non rientrano più nei piani dello sviluppo portuale.
Del resto quanto scritto nella Relazione Specialistica (allegata allo Studio di Fattibilità a pag. 14) e cioè che «il convertitore installato presso il porto di Bari dovrà essere caratterizzato da una potenza nominale di 16 MVA mentre quello previsto per il porto di Brindisi avrà una taglia inferiore, pari a 6,5 MVA considerato che, per questo sito, non è previsto l’attracco di navi cruise», offre spunto ad una attenta riflessione che, quantomeno, servirebbe a dare risposta ad alcune domande che nascono di fronte alle disparità che emergono, anche in questo caso, tra i due porti e al significato che si deve intendere per quel “passaggio” che esclude dal non meglio identificato “sito” l’attracco di navi da crociera. Tale “previsione” ha qualche attinenza col calendario degli approdi crocieristici del 2023 ampiamente negativo?
La limitazione a poche decine di metri del tratto di banchina da elettrificare a Brindisi discende solo da obiettivi di limitazione dei costi? Obiettivi, però, non validi per il Porto di Bari dove i quasi 500 mt da elettrificare coprono gran parte della sua estensione. E la scelta di limitare l’elettrificazione delle banchine brindisine solo al tratto di Punta delle Terrare, ove possono ormeggiare al massimo due traghetti, non rivela (o meglio, conferma) il disegno di disincentivare il traffico crocieristico nel Porto di Brindisi? Ed è forse questa un’ulteriore conferma della volontà di determinare in misura sempre più marcata la destinazione di Brindisi quale porto energetico, più volte rilanciata da più parti?
In conclusione riteniamo necessario e doveroso provvedere ad una drastica rivisitazione, nei termini detti, dell’indicazione progettuale per l’elettrificazione delle banchine del porto di Brindisi, auspicando che, come al solito, non si dequalifichi il tutto come esagerato e gretto campanilismo.
Brindisi,18 gennaio 2023
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