Albano: sempre più lontani dalla politica e dai seggi elettorali

Nelle ultime elezioni regionali della  Basilicata su 570.000 elettori  iscritti al voto,hanno votato solo 283.860, con una percentuale  del 49,80. Il 3,72 %  in meno rispetto  alle precedenti elezioni regionali.

In pratica  hanno disertato i seggi  286.140 elettori, 21. 204 in più rispetto alle precedenti elezioni.

Ma esiti  analoghi di consistente fuga dal voto  si possono desumere con riferimento alle elezioni  regionali della Sardegna, dell’Abruzzo e  al ballottaggio delle elezioni comunali di Brindisi del 2023 cui ha partecipato solo il 43,79% dei cittadini.

Questa è la  misura  dello  smottamento elettorale, della profondità della ferita  alla democrazia e del livello di rappresentatività degli eletti, che certificano  il corto circuito  tra la politica  e l’opinione pubblica, che ha fatto  evaporare più della metà  dell’elettorato  avente diritto al voto.

Una disillusione cocente che ci consegna la rabbia della gente e  il  diffuso clima di insofferenza, di distacco e di sfiducia nei confronti della politica e di coloro che la rappresentano, a causa dei moltissimi  casi di diseguaglianze, di inefficienze, di privilegi,  di opacità del discorso e dell’attività verticistica di una buona parte della politica,  incapace di  cogliere la forte richiesta di cambiamento che proviene dal  paese, con una risposta  che sappia  riportare tra la gente il senso sociale e l’ indispensabilità  della politica.

Siamo arrivati ad un punto morto, assediati all’interno di una società  sovraccarica di dubbi, in cui moltissimi  cittadini non  aderiscono  completamente a nulla, costretti come sono a scegliere fra  mali presenti e mali futuri, fra promesse che non possono  essere mantenute e mancanza di promesse percepibili concretamente.

Molti  non  comprendono  più in cosa consista la funzione dei politici e della politica, diventata  sempre più arida e distante. 

Ormai   il sentimento antipolitico è talmente cresciuto e diffuso da  superare  la connotazione di temporanea  devianza dello spirito pubblico, per rappresentare il modo normale in cui la società attuale vuole raccontarsi  e dare  l’immagine di sé.

Una situazione che non è riconducibile, come si tenta di minimizzare,  ad un semplice  incidente di percorso, facilmente superabile,  ma chiama in causa la responsabilità di una  gran parte dei  politici  che hanno  tradito l’impegno assunto con i cittadini,  dimostrando nei risultati   di non  aver alcun rapporto e controllo sul territorio, di non essere in grado di reggere la responsabilità del proprio ruolo, completamente separati dalle sofferenze di  una realtà sociale che, sentendosi tradita, si sta sempre più isolando nell’individualismo e nel particolare.      

Questa è la realtà con cui si deve fare i conti. Sradicare quel sentimento non è facile,

perché si tratta di  intraprendere un processo di ricostruzione della dimensione  e dell’ impegno politico, per contrastare gli effetti negativi dell’incomprensibile tecnicismo esasperato che si vuole affermare per disorientare i cittadini , della nuova ideologia della realtà che vuole oscurare  la sofferenza e i  bisogni del paese,  che tanti danni stanno  provocando a causa della assenza di ogni pensiero critico, che sappia guardare anche al di là del contingente, per dare una vita e una speranza di futuro ai tanti giovani, ai lavoratori, ai professionisti, al commercio ed alle imprese,  che da tempo navigano nel buio di una crisi devastante e che meriterebbero una classe dirigente  adeguata a quella responsabilittà, in grado di riportare tra la gente il senso vero e l’ indispensabilità  della politica.

Ma è urgente la ricerca una classe  dirigente contaminata dalla  passione  del proprio ruolo e dell’impegno politico,  in grado di combattere le battaglie che va annunciando, facendola uscire dalle secche di una discussione tutta concentrata al proprio interno, troppo sbilanciata  nella definizione dei numeri, delle maggioranze e  degli incarichi di responsabilità, a scapito della elaborazione delle politiche, dei programmi e delle prospettive, mettendo finalmente al centro del loro  impegno  i  cittadini e  la democrazia.

Ma principalmente i cittadini, la città,  il paese hanno  bisogno di una  politica che non sia calata dall’alto, rinchiusa nelle proprie convinzioni, come sta avvenendo con sempre maggiore frequenza anche nel nostro territorio,  ma vissuta, partecipata,   all’interno di  un processo che dia spazio alle idee, ai  saperi dei cittadini, alla  ricerca del confronto, opponendo al follia  decisionista,   la pratica della partecipazione per evitare la completa distruzione della dimensione pubblica, per incammininarsi  verso la privatizzazione di ogni aspetto della vita sociale.
Ma forse tutto questo potrebbe far parte di un progetto per allontanare sempre cittadini dalle urne, per poter più facilmente gestire e/o manipolare un sempre più ristretto numero di elettori.  Quelli a loro più vicini e fedeli verso i quali indirizzare la propria attenzione  e il loro sostegno, a danno di tutti gli altri,  a danno della maggioranza dei  cittadini.

Vincenzo Albano.         

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