RENDICONTO 2020.
Solo numeri e tanta fede. Manca la politica, mancano i Cittadini.
Lo scorso venerdi con tutta la maggioranza in aula, più uno, il Consiglio comunale, con una decisione che è sembrata a molti un autentico atto di fede collettivo, cosiderato il ridottissimo tempo a disposizione per visionare quella montagna di numeri, conti e tabelle, ha approvato in tutta fretta, all’ultimo secondo, il rendiconto del 2020 nella indifferenza della gran parte dei nostri concittadini.
Eppure si tratta di uno dei documenti più importanti della vita di una comunità, perché racconta l’effettiva attività svolta lo scorso anno dall’ Amministrazione comunale e dalla sua attuale maggioranza.
Cioè quanto è stato realizzato, quanto non è stato realizzato pur essendo stato programmato, le difficoltà, le emergenze, la capacità dell’amministrazione di stare sui problemi, di risolverli, di creare occasioni di sviluppo per il territorio.
Anche la stampa, le televisioni locali ne hanno dato notizia sommaria, senza entrare nel merito di un documento di cui moltissimi cittadini non ne conoscono l’articolazione e questo non perché il tema dell’attività dell’amministrazione Comunale non appassiona, ma perché la sua lettura risulta come sempre ostica, di difficile comprensione,
Ancora una volta non si è riusciti a superare la visione esclusivamente ragioneristica del bilancio comunale. Solo numeri e tanta ansia per far quadrare i conti.
Tutto è rimasto legato esclusivamente al calcolo delle numerosissime quantità economiche, che lo rende pressochè incomprensibile a chi non ha dimestichezza con il mondo economico e per questo hanno grande difficoltà a districarsi fra titoli, capitoli, funzioni, categorie, impegni di spesa.
Sembra pensato, cosi come accade per tutti i documenti finanziari, per impedire alla gente normale di poterci mettere il naso, di capire.
Molte amministrazioni in questi anni hanno sperimentato modi e linguaggi diversi da quello limitato al solo calcolo, adottando un linguaggio semplice, comprensibile, dando evidenza concreta delle azioni praticate, riportando accanto alle cifre di bilancio i dati che raccontano i risultati effettivamente raggiunti e il senso sociale dell’impegno dell’amministrazione.
Un linguaggio e una comunicazione finalizzata ad avvicinare i cittadini, stimolando la loro partecipazione alla vita delle istituzioni , per arginare il crescente clima di diffidenza e di sfiducia nei confronti della capacità di rappresentanza della politica che governa le città.
Gli stessi impegni e obiettivi assunti dall’attuale sindaco che, come tanti altri impegni propinati a piene mani in campagna elettorale e nel corso della sua attività di consigliere comunale di opposizione, sono rimasti seppelliti nella sua mente e nelle carte programmatiche, mai tradotti in fatti concreti.
Non aiuta molto la relazione allegata al rendiconto, che ripropone gli stessi concetti generali, lo stesso codice genetico, che vengono riproposti ogni anno, sempre uguali, quasi un esercizio di copia e incolla.
Si assiste sempre alla stessa sceneggiata, quasi una magia. Si crea nel documento di previsione una sorta di libro dei sogni, che svanisce a fine anno.
Nondimeno i cittadini possono farsi un’idea sugli effetti del bilancio, riflettendo sulle tante situazioni di crisi che vivono giornalmente sulla propria pelle. Sul lavoro che manca, sul livello elevato di disoccupazione, sulla povertà crescente in modo esponenziale, sui giovani senza prospettive di futuro in città, sulla sofferenza della mobilità urbana, sulla carenza di parcheggi, sul volume esagerato di traffico parassita, sulle partecipate in affanno, sul degrado degli alloggi comunali, sugli edifici scolastici, sul commercio, sulle strade pietose, sul centro storico in agonia, sui quartieri abbandonati, sul decoro urbano, sulle politiche sociali, sui quali a palazzo non si è mai riusciti a trovare una soluzione diversa dalle tante parole e dalle tante fantasie, che intorno ad essi si sono sprecate da anni.
Purtroppo questa amministrazione non ce la fa proprio, non riesce a liberarsi della sindrome del conclave. Non riesce ad aprirsi alla città, a sganciarsi dalle incrostazioni di una impostazione culturale caratterizzata dell’improvvisazione e dall’approccio disgregato ai problemi, a costruire un futuro di sviluppo per questa città.
E’ urgente un deciso cambio di passo, un approccio culturale diverso, che deve implicare un maggiore e diretto coinvolgimento reale dei cittadini, non solo nel momento della decisione del politico da votare , ma in quello della proposta, della decisione sulle cose da fare per la città e per i cittadini, ma anche in quello del controllo su quanto è stato fatto. Un coinvolgimento a 360 gradi.
Purtroppo in quel bilancio manca la politica, mancano i cittadini, aleggia solo tanta fede, anche se non si comprende in che cosa e per che cosa.
Vincenzo Albano