Il 27 gennaio del 1945 i soldati dell’armata rossa entravano ad Auschwitz.
L’abbattimento dei cancelli del più vasto campo di sterminio nazista rappresentò un avvenimento prevalentemente simbolico.
Il campo infatti era già stato evacuato mesi prima e solo pochi reclusi, riusciti a nascondersi, furono effettivamente liberati dai soldati sovietici. L’eccidio, nelle sue mostruose proporzioni, era già stato attuato.
Il 27 gennaio, commemora l’apertura dei cancelli di Auschwitz, avvenuta diversi mesi prima della fine di una guerra sciagurata, che si trascinò in Europa fino ai primi di maggio e in oriente fino all’agosto 1945 e che fece circa cinquanta milioni di morti in tutto il mondo.
Il 27 Gennaio, se da un lato ricorda solennemente le vittime inermi della violenza nazista e invita a conoscere e a serbare memoria della carneficina avvenuta nei campi nazisti, d’altro canto questo giorno non appartiene solo alle vittime, ma riguarda e coinvolge tutti noi.
Perchè ad essere “feriti”, ad Auschwitz, non furono solo gli ebrei “passati per il camino”, i rom e i sinti sterminati, i dissidenti politici schiavizzati ed uccisi, gli omosessuali, i Testimoni di Geova , i disabili, gli omosessuali e tutte quelle categorie che, nell’ingegneria sociale nazista, non avevano diritto di fare parte della “comunità” ariana degli Herrenmenschen (gli uomini signori) e che, a causa di ciò, meritavano l’eliminazione o la schiavizzazione.
Ad essere “ferito” ad Auschwitz fu lo stesso senso di appartenenza al nostro comune destino di “umani”, così come ricorda Primo Levi fin dal titolo della sua prima opera sul lager con l’angosciosa questione “se questo è un uomo”.
Il giorno della memoria, istituito con la legge 211 del 20 luglio 2000, offre non solo l’opportunità per raccogliersi in se stessi e riflettere, ma anche l’occasione per discutere, per confrontarsi, per tramandare la memoria di un passato pervaso dalla follia degli uomini, il cui livello di crudeltà nei comportamenti non può essere penetrato e misurato con le normali categorie dello spirito e della ragione umana.
Memoria per ricordare lo sterminio del popolo ebraico con diversi milioni di morti, i moltissimi italiani arrestati per motivi politici e razziali, ma anche i malati psichici, gli omosessuali condotti nei campi di sterminio dai quali solo uno su dieci fece ritorno.
Memoria per ricordare un passato in cui la democrazia e la libertà furono degradate a livello di parole prive di valore ed ogni forma di dissenso politico e religioso sistematicamente soffocata e soppressa.
Memoria per riconciliarsi con il genere umano, per sperare nel futuro, ricordando i tanti episodi di solidarietà umana e di altruismo di tutti quelli italiani che offrirono protezione ai cittadini ebrei ed ai perseguitati.
Memoria per ricordare coloro che dedicarono la propria vita alla resistenza e contribuirono a gettare le basi della libertà e della democrazia nel nostro paese.
Memoria per favorire nelle nuove generazioni una coscienza critica su quanto accadde e sulle tante guerre che stanno attualmente tormentando molte parti del mondo.
Memoria per ricordare e tramandare alle nuove generazioni questi avvenimenti perché si possa ritrovare la radice che indirizzi i nostri comportamenti e quelli delle nuove generazioni.
Memoria per intrapendere un percorso di cambiamento culturale, per imparare a senuirsi piu’ forti, affrontando il mondo con curiosità, per valorizzare la ricchezza del confronto, per comprendere il diverso, le altre culture, le altre religioni.
Memoria per mantenere l’impegno della nostra comunità contro ogni forma di intolleranza.
Memoria che non sia passiva e che deve potersi testimoniare nell’arco della giornata, in ogni luogo ed nel corso di ogni attività, nel rispetto del silenzio della parola e nello spazio vuoto dello scritto per contagiare il raccoglimento e rafforzare il valore della nostra umanità.
Memoria per riflettere sulle tante guerre in varie parti del mondo che stanno comportando la morte di migliaia di bambini, di donne, di persone inermi.
Vincenzo Albano