ALBANO: LINEA FERROVIARIA A RALLENTATORE. LA MORTIFICAZIONE DI DOVER CHIEDERE UN NOSTRO DIRITTO

LINEA FERROVIARIA A RALLENTATORE.

La mortificazione di dover chiedere un nostro diritto

Cosa impedisce, allo stato attuale, alla linea ferroviaria Lecce – Bari, elettrificata e  a doppio binario   di consentire di poter viaggiare ad alta velocità,  nettamente superiore all’attuale limite di 150 km/h su gran parte del percorso.

Non dipende certamente dal tracciato lineare, privo di curve particolari, di pendenze significative e  senza  viadotti.

Non dipende neppure dai treni in grado di superare facilmente quella velocità.          Dipende, ci dicono, dopo aver snocciolato faticosi  argomenti tecnici, dal  consistente impegno economico necessario  per realizzare l’opera.

Non è quindi  una questione di cattiva volontà o di  disattenzione  alle nostre esigenze, solo una questione principalmente  di conti, sui quali, come al solito sembrano avvitarsi tutte le questioni riguardanti il nostro territorio. Solo quello a sud di Bari.

 Il clichè è quello solito, più volte collaudato. Vorremmo, ma non possiamo, non dipende da noi. Ci dispiace.

Non è francamente più accettabile che mentre altrove si viaggia in ferrari, a 300 km all’ora, da noi, anche con la ferrari,  si deve continuare  a segnare il passo  alla velocità massima di  150 km/h sulla gran parte della linea, con limiti  mortificanti di 120 km/h.

L’obiettivo comunque, come rivendicano  ad alta voce moltissimi cittadini, deve essere quello dell’alta velocità, che non è un lusso o un capriccio, una cosa da ricchi come qualcuno tenta di far credere, ma una opera fondamentale per lo sviluppo del Salento,  per accorciare le distanze dal resto d’Italia e dell’Europa, per essere al passo dei tempi, con il   mercato, per non far rimanere indietro un territorio  che non può essere considerato il parente povero della Puglia.

Ma anche per equilibrare la rete ferroviaria sul versante est, valorizzando  appieno le potenzialità della linea adriatica, che deve essere considerata linea fondamentale fino all’estremo lembo del Salento.

Non si possono accampare  le solite scuse delle risorse, per non parlarne ed escludere completamente l’argomento dalla programmazione della infrastruttura ferroviaria italiana, presente e futura.

E’ paradossale  che  il problema dei costi, del rapporto costi benefici, cui si fa riferimento un rappresentante del governo per negarne la realizzazione,  che peraltro  non risulta diverso,  forse anche migliore, da quello di altri territori, sia emerso solo per il tratto Bari – Lecce e non per l’alta velocità al nord e sulla dorsale tirrenica e adriatica in cui è stata realizzata o si sta realizzando  la velocizzazione della linea,  come quella sulla Foggia Bari, non dissimile alla Bari – Lecce per condizione infrastrutturale e tecnologia di distanziamento  treni.

  Si è fatta e basta. Anche se poi una parte di quei soldi erano di tutti gli italiani, Salentini compresi.

L’attuale impegno per la linea Bari – Lecce, riguarda principalmente la soppressione dei Passaggi a Livello, qualche intervento tecnologico per risparmiare in modo consistente sul personale, continuando l’opera di desertificazione delle stazioni e il solito progetto di aumento limitato della velocità massima a 200 km, in agenda da oltre 10 anni. 

Forse ci deve consolare il fatto che  si impiega in media lo stesso tempo di  65 minuti,  per percorrere sia il tratto Bologna- Milano di 215 km, sia quello da   Brindisi – Taranto di 70 km.

Ma anche per percorrere la Bari – Lecce di 140 km,  si debba impiegare in media 83 minuti, 20 minuti in più della Milano- Bologna nonostante la distanza sia più breve di 75 Km. .

Cosi mentre al Nord i treni decollano, al sud, da noi, i treni  riescono a muoversi  con fatica sui binari.

Niente di che meravigliarsi. L’idea di un’ Italia a due velocità si conferma anche nella programmazione della infrastruttura ferroviaria.

Perdurando questo stato di fatto, scegliere di muoversi in treno per molti  rappresenterà sempre più un problema piuttosto che un’opportunità, per il materiale utilizzato, per lo stato di desertificazione e di degrado di molte stazioni, per gli orari,  per i tempi di percorrenza, considerato  che la gran parte dei pendolari che affollava le nostre stazioni, ma anche delle merci, si sono già  trasferiti sulle strade  ormai intasate, con notevoli problemi per il traffico e l’ambiente.

Credo che sia necessario invertire la tendenza per  rendere il trasporto ferroviario preferenziale, aumentando la competitività rispetto al mezzo  privato anche nel nostro territorio, ma anche per permettere a chi vuole raggiungere le nostre località di poterlo fare facilmente ed in tempi rapidi, e a chi vuole investire nel nostro territorio  la sicurezza di avere nella linea ferroviaria, un mezzo di trasporto rapido ed efficiente.

Io credo che non si possa perdere ulteriore tempo, che sia necessaria un’assunzione  di responsabilità da parte della Regione Puglia, dei comuni del territorio, delle province, delle rappresentanze sociali e sindacali, delle imprese e degli artigianali, delle Camere di Commercio, della  Confindustria   per evitare questo ennesimo scippo, per rivendicare e difendere un sistema di collegamenti efficienti ed adeguati a livello regionale e nazionale, ma, soprattutto, per realizzare finalmente  il miglioramento tecnologico e infrastrutturale della linea, che possa consentire velocità di circolazione superiori a quelle attuali, di risuscitare le stazioni,  come condizione imprescindibile per la crescita di tutta l’economia pugliese. Altrimenti anche il frecciarossa sarà costretto a viaggiare da Bari e Lecce, a passo di lumaca, come tutti gli altri treni .

Purtroppo, anche in questa circostanza, c’è tutta la mortificazione di dover chiedere   quello che dovrebbe essere un nostro diritto.

Vincenzo Albano

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