Gli ultimi avvenimenti di cronaca di violenza ai sanitari riaccendono i riflettori su una realtà che non abbiamo mai trascurato. Ci sentiamo direttamente coinvolti come cittadini e operatori e proprio questo sentire ci muove nel voler non solo dire la nostra, ma anche e soprattutto nel proporre delle iniziative concrete per comprendere e magari iniziare a risolvere questa annosa problematicità.
Giustamente qualcuno ha parlato di disgregazione del “patto sociale” tra cittadini e operatori sanitari. Volendo fare quasi un analisi storica va ricordato come in passato, il ruolo del medico era altamente riconosciuto e rispettato e la comunità si affidava alle competenze e alla vicinanza dello stesso. Lo stesso medico conosceva “per nome” i suoi pazienti creando così quel rapporto umano ed empatico che riusciva a placare anche quelle legittime ansie che porta la malattia.
I tempi ovviamente sono cambiati, i rapporti risultano sempre meno umanizzati e spesso irrispettosi nel riconoscimento dei ruoli e delle competenze. Il facile accesso a dati su terapie, cure e interventi ha reso tutti supponenti e rischiando di apparire ridicoli, si offende chi ha investito una intera vita nella formazione per diventare un professionista.
Gli ultimi accadimenti, solo perché apparsi su tutte le testate di informazione, hanno generato sgomento e indignazione. Ma aldilà dei fatti di cronaca e dei necessari sviluppi legali sentiamo forte la necessità di dire la nostra, come sigla sindacale profondamente incarnata nella realtà e lo facciamo con una serie di proposte che desideriamo siano accolte dalla classe politica e dirigenziale.
Urge ormai istituire un tavolo di lavoro tra i vari attori del “sistema” sanitario. Coinvolgendo il territorio con i medici di base e le guardie mediche che possono e devono essere rivalutati dalla popolazione. Questo si spera possa essere utile ad alleggerire soprattutto l’accesso al pronto soccorso, che resta l’opzione da scegliere quando sussiste una reale urgenza. Va aiutata la popolazione in questo, formando e informando con una campagna di sensibilizzazione, di educazione civica mirata, alla dimensione sanitaria.
L’esasperazione produce atti ingiustificabili di violenza che però spesso sono frutto di atteggiamenti poco umani. Bisogna avere il coraggio di dire che non tutti i medici e gli operatori sanitari hanno garbo nel dire le cose o pazienza nel far capire le situazione contingenti. Occorre incentivare sulla formazione permanente degli operatori e investire in alcune figure che ormai risultano necessarie, come quella dei mediatori tra i lavorativi del settore e i pazienti inclusi i parenti.
Con estrema fermezza condanniamo ogni forma di violenza, ingiustificabile e ignobile, soprattutto quando le vittime sono medici e operatori sanitari deputati nel garantire l’assistenza e la cura. Non si può tollerare in alcun modo che chi si reca a lavorare, rischi di essere aggredito anche solo verbalmente. Anche per questo va rivalutato l’accesso nei presidi e investire nell’utilizzo di telecamere di sicurezza, che perlomeno aiuterebbero a individuare chi si macchia di atteggiamenti animaleschi e farsì che le autorità giudiziarie intervengano tempestivamente.
Partendo da questi dati di fatto, si deve avviare immediatamente una discussione seria e decisa nella comprensione delle cause sociologiche che hanno inquinato qualcosa che resta sacrosanto e sancito dalla nostra Costituzione e che è anche frutto di scelte politiche scellerate che hanno compromesso la solidità del Sistema Sanitario Nazionale e arrivare a delle definizioni concrete di risoluzione.
Esigiamo pertanto che si intervenga, aldilà dei proclami, con un serio confronto tra tutte le parti interessate per arrivare a decisioni ormai non rinviabili.
Noi come UIL FPL di Brindisi ci siamo! Offriamo la nostra attiva collaborazione per tutelare la preziosa categoria sanitaria e per collaborare nel difendere il Servizio Sanitario e i cittadini che ancora con fiducia si rivolgono ad esso.
Il Segretario Generale
UIL FPL BRINDISI
Gianluca Facecchia