Ormai la musica è sempre la stessa: quando Aeroporti di Puglia ed il suo presidente Vasile si sentono sotto attacco fanno intravedere “guerre di campanile” da parte di chi intende difendere il Salento.
Un tentativo maldestro, tanto più perché testate giornalistiche come la nostra sono abituate a parlare dati alla mano. E’ sufficiente, infatti, snocciolare i dati di una giornata-tipo per rendersi conto che da Brindisi partono e atterrano la metà dei voli rispetto a Bari e per giunta nella quasi totale assenza di collegamenti internazionali.
Insomma, Bari raddoppia Brindisi, nonostante il bacino del suo aeroporto (composto dall’utenza delle province di bari, Foggia e Bat) rappresenti solo il 56,4% della popolazione regionale, visto che il restante 44,6% appartiene alle tre province salentine.
E’ evidente, pertanto, che è proprio la politica di Aeroporti di Puglia, con le sue scelte e con la sua attività promozionale, a sposare lo scalo del capoluogo di regione.
Adesso, con la continuità territoriale fortemente voluta dai parlamentari forzisti Mauro D’Attis e Andrea Caroppo, si dovrà lavorare per ottenere più collegamenti ed a costi più accessibili, in maniera tale da ridare competitività all’aeroporto del Salento. Ma è ben chiaro che bisognerà snidare la Regione Puglia, peraltro socia di maggioranza assoluta di Aeroporti di Puglia, a ristabilire regole uguali per tutti, partendo dalle immense potenzialità turistiche ed imprenditoriali del sud della Puglia. E bisognerà stare attenti anche a non cadere nel tranello dell’avvio di voli civili nell’aeroporto di Grottaglie, con il rischio concreto che si vada a depotenziare ancor di più lo scalo brindisino per rafforzare ancor di più quello barese.
Insomma, la partita è delicata e va giocata a carte scoperte e – perché no – chiedendo impegni precisi e circostanziati a tutti, anche in vista delle prossime elezioni regionali.