di Giuseppe Zippo
Ufficio di Presidenza Adiconsum Taranto Brindisi
I dati parlano chiaro: il fenomeno del turismo extra alberghiero nel nostro Paese ed in particolare nella nostra regione, a forte vocazione turistica, è in evidente ascesa. Ciò anche in virtù delle mutate esigenze dei consumatori, alla ricerca di una vacanza senza i vincoli dettati dalla scelta di una camera di albergo tradizionale e la ridotta offerta di posti letto nel settore alberghiero. In Puglia su circa 300.000 posti letto solo un terzo è rappresentato da strutture alberghiere mentre oltre due terzi da strutture extra alberghiere. Ad agevolare ancor di più tale tendenza la ridotta offerta di posti letto in strutture alberghiere, specie nelle nostre realtà, e la difficoltà a poter investire nel settore considerati gli strumenti urbanistici obsoleti e l’inadeguatezza delle politiche di programmazione e sviluppo in rapporto alla crescita esponenziale dei flussi turistici. Situazioni che, a nostro avviso, andrebbero maggiormente attenzionate e meglio governate per coglierne le ricadute positive in termini economici ed occupazionali e di crescita del livello di qualità dell’offerta. E’ boom, quindi, di B&B e case vacanza, nonostante i costi non si discostino più, come avveniva in passato, dalle strutture alberghiere anche di un certo livello. Con i numeri legati alle presenze crescono le situazioni di illegalità diffusa, sia dal punto di vista della tracciabilità delle presenze e quindi degli introiti fiscali che dal punto di vista della sicurezza e quindi delle tutele per i vacanzieri. Non di rado registriamo sistemazioni in locali non idonei, sprovvisti delle più elementari condizioni di agibilità, in immobili insistenti in aree non censite nel catasto urbano sprovviste, quindi, dei servizi essenziali ma anche in condizioni di sovraffollamento. Anche i risultati di recenti azioni di contrasto messe in campo dalla Guardia di Finanza confermano le criticità. Una situazione che sta determinando, in aggiunta, una distorsione dei prezzi di mercato degli immobili sia per l’acquisto che per gli affitti mettendo in difficoltà famiglie in stato di disagio economico e sociale e contribuendo in alcuni casi alla desertificazione, nei periodi di minore flusso, dei centri storici. Andrebbe, quindi, posto un limite alle autorizzazioni ma soprattutto andrebbe condotta una serie lotta contro l’abusivismo. Strutture certificate e di qualità è quanto auspichiamo. A livello nazionale, con l’emanazione di una nuova legge, si inizia a porre l’attenzione sul fenomeno anche attraverso l’introduzione di un “catasto delle strutture” e l’assegnazione di un codice identificativo per ognuna. Mentre a livello regionale prendiamo atto della volontà di avviare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria sul tema, al fine di aggiornare il quadro legislativo esistente risalente a 25 anni fa.