Si è svolta nella serata di lunedì 1 luglio 2024, presso la Parrocchia “Spirito Santo” in Francavilla Fontana (Br), nell’ambito dei festeggiamenti in onore di S. Maria Goretti, la cui festa liturgica ricorre il 6 luglio, la tavola rotonda “Il martirio di Maria Goretti: testimonianza viva di laicità e santità”. In un clima di familiare cordialità e di calorosa accoglienza, hanno conversato il parroco don Angelo Micocci, la professoressa Anna Maria Padula, il Capitano Alessandro Genovese – Comandante della Compagnia Carabinieri francavillese -, la psicologa Enza L’Erede, il professore Giorgio Rosso nelle vesti di moderatore del dibattito. Particolarmente suggestiva la cornice dell’incontro, con il tavolo dei relatori allestito proprio ai piedi del trono innalzato a S. M. Goretti e il prezioso simulacro della martire della purezza che guardava dall’alto l’assemblea in tutto il suo luminoso splendore. Di fronte un uditorio composto e numeroso– va ricordato che la comunità parrocchiale è particolarmente legata al culto di S. Maria Goretti – che ha ascoltato con intima partecipazione i vari interventi susseguitisi in un confronto sobrio e ricco di spunti e riflessioni.
Dopo un canto dedicato, eseguito all’organo dal maestro Roberto Martucci, ha aperto i lavori don Angelo Micocci, il quale ha tratteggiato il profilo spirituale di Maria Goretti attraverso le tappe fondamentali della sua breve esistenza terrena, mettendone in risalto le virtù morali e la religiosità che avrebbero condotto il piccolo ‘fiore di campo’ di Corinaldo all’estremo sacrificio della vita e, dunque, al traguardo della santità. È seguito poi l’intervento della prof.ssa Anna Maria Padula, che ha tracciato la biografia della fanciulla, fornendo una serie di elementi utili a ricostruire in particolare il contesto storico e socio- familiare in cui ella visse e trovò la morte. La prof. Padula ha delineato con chiarezza l’ambiente geografico e le penose condizioni di lavoro e di vita in cui si dibattevano i braccianti agricoli di inizio Novecento, richiamandosi alle opere più significative della letteratura realista e verista che ha avuto il merito di sottrarre al silenzio le vite e i destini delle masse popolari, altrimenti destinate all’oblio. A chiusura del suo contributo, la prof. si è interrogata sul motivo della santità di Maria Goretti, riconoscendolo nella capacità che la fanciulla ebbe di incidere persino nella vita del suo carnefice, provocandone la conversione finale. A questo punto è stata la volta del capitano Alessandro Genovese che, partendo dal femminicidio di Maria Goretti, ha portato la discussione sull’impegno quotidiano dell’Arma nella prevenzione e il contrasto di tutte quelle situazioni suscettibili di forme di violenza che spesso sfociano anche in fatti di sangue. Il Capitano Genovese ha posto l’accento su alcuni aspetti come le tipologie di segnalazioni ricevute dalle forze dell’ordine, il primo intervento e il sopralluogo in caso di violenze in corso o appena avvenute, la denuncia e le dichiarazioni della vittima; quindi ha fatto cenno sugli accertamenti svolti dalle forze dell’ordine, successivamente alla denuncia o al primo intervento in caso di chiamata al 112; il rischio di vittimizzazione secondaria della persona offesa; tipologia di provvedimenti dell’autorità giudiziaria e delle forze dell’;ordine. In conclusione, il capitano Genovese ha richiamato l’importanza dell’impegno sinergico che tutte le istituzioni – dalla famiglia alla scuola alle parrocchie – devono assicurare al fine di scongiurare azioni delittuose come le violenze di genere e i femminicidi. A completare il confronto c’è stata la voce della psicologa Enza L’Erede, tra l’altro operatrice dell’Ambito …, ella, partendo sempre dal tentativo di stupro subito da Maria Goretti, ha evidenziato l’importanza e la gravità del fenomeno, desumibile dai numeri sempre crescenti di donne che si rivolgono ai centri antiviolenza. Poi ha lumeggiato gli aspetti piscologici che investono la questione, sottolineando in modo particolare il ruolo della famiglia e il valore dei rapporti che in essa si intessono tra il genitore e i figli. La dottoressa l’Erede ha posto l’accento sulla crisi della famiglia come ambiente preminente di educazione e formazione, nel quale prendono forma e trovano spiegazione atteggiamenti e comportamenti della persona in età adulta. Con la delicatezza del linguaggio, propria di chi è abituata a sondare l’animo umano, la dottoressa ha spiegato le radici psicologiche sottese all’abbrutimento dell’uomo, nei suoi occhi e nelle sue parole la fiducia e l’apertura verso un uomo nuovo. Delicati e armoniosi sono stati gli interventi di “cucitura” del docente di Lettere, il prof. Giorgio Rosso, moderatore dell’incontro, che ha consegnato ai presenti queste osservazioni: “Ciò che in principio pareva inconciliabile, ovvero avvicinare il Cielo – la santità, la verginità, la purezza di Maria Goretti- alla Terra – le violenze, la crudeltà, l’efferatezza- si è, invece, annodato mirabilmente, con la dimostrazione che il martirio di una bambina poco più che undicenne non è un’agiografia inamidata e il suo non è solo un bel simulacro da conservare gelosamente in una nicchia parrocchiale”. Ma, come ha felicemente concluso don Angelo Micocci, Maria Goretti è una testimonianza viva e attuale che ci ammonisce a riscoprire la ‘cultura della cura’: aver cura di chi ci vive accanto vuol dire riversare nel suo cuore tutto il nostro amore, che è presenza, attenzione, ascolto, condivisione, tempo, energie, sostegno, cura, la stessa che la piccola Marietta donò incondizionatamente ai suoi fratellini, alla sua mamma, al suo carnefice, fino all’ultimo respiro, prima di spirare e sollevarsi dalla Terra fino al Cielo. Questo è il suo perenne messaggio di santità: l’uomo e la donna sono nati sulla Terra per aspirare all’immensità del Cielo.