A Brindisi cresce la crisi, ma si procede in ordine sparso…

Una arteria importantissima come la superstrada Brindisi-Lecce interrotta per ore, una manifestazione svoltasi sotto i cancelli della centrale e nel pomeriggio un presidio davanti alla Prefettura. Così come ampiamente previsto, in città si cominciano a vivere le ripercussioni di una crisi occupazionale senza precedenti, che coinvolge più di qualche grande player, ma che vede la punta dell’iceberg nella centrale dell’Enel di cerano ormai ferma da mesi.

Il problema, come spiegato più volte, non è quello dei dipendenti diretti della società elettrica che non corrono rischi di perdere il posto di lavoro, bensì dei lavoratori che operano nell’indotto, a partire dalle imprese metalmeccaniche che da decenni eseguono interventi di manutenzione sugli impianti. Per loro – e si tratta di centinaia di unità – il rischio di ritrovarsi disoccupati è davvero concreto e fino ad oggi è stato fatto praticamente nulla per individuare alternative occupazionali, così come l’Enel continua a non fornire alcuna indicazione su eventuali investimenti alternativi.

Ebbene, in presenza di una situazione così grave, il cosiddetto “fronte Brindisi” appare sempre più diviso e quindi incapace di incidere.

Una dimostrazione è giunta anche nella protesta di ieri. Insieme ai lavoratori c’erano i sindacati di categoria di Cgil e Uil, mentre la Cisl ha deciso di non aderire all’iniziativa. Allo stesso tempo, non si registra una solòa nota da parte delle organizzazioni di categoria, mentre dalle istituzioni locali non arrivano segnali di mobilitazione.

L’unico a farsi carico di quanto sta accadendo è stato il prefetto Luigi Carnevale il quale ha ricevuto sindacati e lavoratori e si farà carico di riferire al Governo i livelli di tensione sociale che ormai si respirano a Brindisi. Ma è evidente che non può e non deve bastare se realmente si vuole evitare di finire nel baratro.

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