MULTISERVIZI: LA SOCIETA’ SI PUO’ SALVARE E LA POLITICA NON PUO’ IGNORARE 200 LAVORATORI!!!

Il primo obiettivo che politici ed amministratori dovrebbero tenere presente è che non si deve perdere un solo posto di lavoro. Anzi, si devono creare le condizioni perché l’occupazione cresca, alleviando i problemi di una comunità, come quella brindisina, afflitta da mille problemi e da una crisi senza precedenti. Ed allora, senza girare tanto alla larga, si deve partire quantomeno dalle società partecipate e dal peso che le stesse hanno sui bilanci del Comune. A Brindisi il vero problema è rappresentato dalla Brindisi Multiservizi. Le finalità di chi, a suo tempo, l’ha fatta nascere erano certamente positive: risolvere tante situazioni di precariato ed allo stesso tempo offrire alla città una società che potesse svolgere funzioni indispensabili nella erogazione di servizi primari. Nel corso degli anni, però, si è perso di vista questo obiettivo e la stessa Multiservizi è diventata un carrozzone di clientele, tanto da arrivare, al termine della gestione Mennitti, ad una forza-lavoro di 172 persone, peraltro a fronte di commesse molto limitate. L’Amministrazione Consales ha definitivamente chiuso i rubinetti delle assunzioni (il numero è rimasto invariato sino a febbraio del 2016, quando tale esperienza di governo si è drammaticamente interrotta), ha eliminato una serie interminabile di sprechi (consulenze legali e di altra natura, consumi esagerati di carburante e di materiale di consumo, ricorso a subappalti, noli a freddo ed a caldo) e soprattutto ha fatto lievitare gli affidamenti di commesse (gestione del canile comunale, nuove aree di parcheggio, asili nido, manutenzioni) in maniera tale da non appesantire il bilancio comunale. E poi la scelta di non fare nomine politiche, ma di affidare il ruolo di amministratore unico al dirigente dell’ufficio legale del Comune, avv. Francesco Trane. L’unica scelta impegnativa sul piano economico è stata quella, assolutamente condivisibile, di salvare il posto di lavoro ai diciannove precari (assunti nel 2008) che risultano indiscutibilmente tra coloro che lavorano con maggiore impegno.

Oggi il discorso è totalmente diverso: la politica torna a rivendicare la presidenza della società, ci sono spinte (mai sopite) di smembramento della Multiservizi, c’è un atteggiamento ostruzionistico nei confronti della BMS da parte di qualche dirigente comunale e c’è chi vorrebbe rimettere sul libero mercato le tante commesse che oggi sono affidate alla BMS. Nel frattempo, l’avvocato Trane ha rassegnato le dimissioni, qualcuno vorrebbe cominciare a tagliare i costi della Multiservizi licenziando i precari ed altri che vorrebbero creare addirittura una nuova società partecipata per trasferire al suo interno i dipendenti della BMS e far morire con i suoi debiti la vecchia Multiservizi.

Si prenda, invece, il coraggio a due mani e si affronti il problema con determinazione. La Multiservizi si può e si deve salvare. E i lavoratori devono essere tutti tutelati, compresi i cosiddetti “precari”. Basterà affidarle compiti e ruoli aggiuntivi in maniera tale da non gravare più come oggi sul bilancio dell’ente. Qualche esempio su tutti: gestione del cimitero, nuova impostazione delle aree di sosta a pagamento, gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti, gestione della mensa, manutenzione delle strade e forse anche raccolta dei rifiuti solidi urbani. Insomma, se c’è realmente la volontà di salvare la BMS si deve lavorare a tutto spiano e possibilmente coinvolgendo tutti. Il tutto, ovviamente, prima che sia troppo tardi.

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