La 29^ classifica del quotidiano Il Sole 24 ore, riguardante le città italiane dove si è vissuto meglio nel corso del 2018, ha riproposto in maniera plastica il profilo pressoché conosciuto dell’Italia, con l’aggravante rispetto alle tradizionali due velocità che connotano il Nord rispetto al Sud – a vantaggio del primo – della sofferenza anche di un Centro che da tempo arranca e non solo sul versante degli indicatori presi a riferimento.
Il risultato è che al vertice di questa classifica si confermano molte province dell’arco alpino e, addirittura, quelle del Triveneto popolano le prime trenta posizioni, tranne Venezia (34^) e Rovigo (58^), mentre a seguire ne figurano moltissime del Centro e dulcis in fundo quelle del Sud, con Brindisi, BAT, Taranto e Foggia tra le ultime dieci.
Ed allora, se è vero che persino nelle analisi socio-economiche tutto appare relativo, verrebbe da dire che nulla c’è di nuovo, al netto però della gravità di dati che non possono vagamente fungere da stimolo al Sud a far meglio – come qualcuno ha semplicisticamente teorizzato – quanto, invece, sollecitare l’azione di Governo, Regioni e corpi intermedi per invertire tale trend negativo che non può certo prendere le mosse da quell’Autonomia differenziata auspicata inopportunamente dal Presidente della Regione Puglia.
Il contesto socio-economico del Paese presenta complessità diffuse che sollecitano tutti ad esercitare più responsabilità per il rilancio di prospettive e valori che possono e devono costituire i fondamentali della corretta convivenza civile e sociale.
Dette complessità risultano amplificate al Sud e nei nostri territori in particolare.
Anche per questo abbiamo spiegato, recentemente, ai cittadini, ai lavoratori, ai pensionati in tante assemblee pubbliche le priorità delle confederazioni sindacali nazionali maggiormente rappresentative per la Legge di Bilancio 2019 la cui definizione e approvazione, in queste ore, vive fasi decisive.
In questi mesi in particolare, abbiamo anche discusso a Brindisi e provincia con i nostri dirigenti territoriali, vertici nazionali e regionali di rilancio degli investimenti pubblici e privati, che possono essere vere e proprie leve di inclusione e di attivazione sociale, con risorse aggiuntive su reti e servizi, con fiscalità di sostegno all’occupazione specialmente giovanile e femminile.
Abbiamo argomentato su uno sviluppo supportato da politiche espansive, sul superamento di quelle politiche di austerità che hanno determinato finora profonde disuguaglianze, aumento della povertà, crescita della disoccupazione, in particolare quella giovanile, e su politiche atte a determinare processi redistributivi e di coesione nel Mezzogiorno, che prevedano investimenti in infrastrutture materiali, immateriali e sociali, che spingano in direzione dell’innovazione, della scuola, della formazione, della ricerca, della prevenzione, della messa in sicurezza del territorio e sostengano le politiche industriali.
Le assemblee e tutte le altre nostre iniziative, hanno lanciato un messaggio chiaro e forte non solo di condivisione delle proposte sindacali unitarie ma anche di disponibilità alla mobilitazione se necessaria, come la prima già realizzata lo scorso 12 dicembre, con un presidio presso la sede della Giunta Regionale a Bari, a due anni dalla firma di un documento tra le organizzazioni sindacali ed il Presidente che si impegnava a rivedere le storture del suo Piano di riordino ospedaliero mai, però, dandovi a riscontro concreto, con il risultato di penalizzare particolarmente l’offerta sanitaria pubblica nel territorio di Brindisi.
Abbiamo bisogno di un Paese che costruisca il proprio futuro e per fare questo, non si può non ripartire dalle province del Mezzogiorno, come pure le classifiche de Il Sole 24 Ore e di Italia Oggi di fatto suggeriscono, se ce ne fosse ancora bisogno!
E’ in tale logica che il territorio di Brindisi, con tutte le sue componenti istituzionali, parlamentari, amministrative, produttive, sociali, culturali ecc, è ancora una volta chiamato a sollecitare la coerenza del Governo a non rimuovere ma a salvaguardare e rilanciare con un vero e proprio Patto sociale le esperienze positive che ci riguardano come territorio del Sud.
Alla luce della Legge di Bilancio 2019 è facile accorgersi come siano pressoché assenti misure mirate per lo sviluppo delle regioni meridionali ed anche per questo Brindisi deve ricostituire autorevolmente, facendo rete e sistema, una propria capacità progettuale e contrattuale in un contesto regionale.
La fiducia reciproca e la voglia di diventare credibili protagonisti del proprio domani dovranno costituire per Brindisi evidenti condizioni di ripartenza, recuperando i valori della solidarietà, della partecipazione, della condivisione, della convivenza civile.
È necessario fare squadra, porre mano ad una alleanza sul territorio che vada anche oltre gli schieramenti politici e valorizzare sempre più gli organismi della rappresentanza sociale.
Fare squadra significa, per la Cisl, pensare in maniera condivisa ad una Brindisi nuova e del futuro, rendendo la città e l’intero territorio più attrattivi, in grado di accogliere nuovi insediamenti produttivi pubblici e privati, di sfruttare ogni opportunità esistente di co/finanziamenti europei, di valorizzare tutte le peculiarità settoriali di eccellenza possedute, dando forza alle vocazioni produttive e, altrettanto, di salvaguardare tutto il patrimonio esistente nel segno della sostenibilità ambientale; come, anche, misurarsi con nuove opportunità.
Confidiamo in un nuovo inizio vertenziale con l’obiettivo di incalzare, a partire dalle prossime settimane di inizio 2019 il Governo nazionale e Regionale pugliese affinché manifestino apertura e disponibilità ad un confronto serrato circa le cose da fare per Brindisi ciò costituendo, per noi, valore ineludibile di partecipazione democratica e di coesione sociale.