C’è rabbia e disappunto tra i soggetti affetti da celiachia e i rivenditori autorizzati dei prodotti senza glutine a seguito del Decreto Ministeriale che abbassa le cifre mensili che le Asl erogano in favore dei celiaci per l’acquisto degli alimenti, unica “cura” per questa patologia che affligge grandi e piccini. Il decreto in questione mette mano non solo al portafogli, ma anche all’elenco dei prodotti erogabili, riducendo di molto i cibi che il celiaco può acquistare utilizzando il buono Asl, senza dover rimettere soldi di tasca propria. Il tutto – a detta degli estensori del decreto – nell’ottica del risparmio da un lato e del dover assicurare il giusto apporto di nutrienti ai celiaci dall’altro. Non la pensano così gli esercenti dei negozi specializzati nella vendita del senza glutine che per il tramite dell’associazione che li rappresenta chiedono che venga revocata e/o annullata e/o rivista la determina che di fatto stravolge in maniera immediata e senza che vi sia stata adeguata informazione agli utenti e ai rivenditori, quella che era la situazione fino a questo momento. Ecco che le famiglie dovranno fare i conti con buoni mensili con importi più bassi e i rivenditori devono sostituirsi a chi dovrebbe farlo, nel comunicare le variazioni sulla erogabilità o meno del singolo prodotto. Disagi incalcolabili, anche economici, per gli esercenti che hanno ordinato la merce per rifornire gli scaffali e che ora, sorpresi dalla velocità di attuazione del decreto, senza un preavviso, si trovano in magazzino merce non più erogabile attraverso i buoni Asl ma solo a pagamento, cosa che, manco a dirlo non avverrà mai. Tra i rivenditori brindisini che sono sul piede di guerra e che contestano il fatto che il decreto sia stato fatto da gente che poco o niente sa di celiachia, c’è Barbara De Fraia, titolare di un negozio specializzato, celiaca lei stessa e madre di un bimbo celiaco. Ecco le sue contestazioni:
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