Era accusato di aver diffamato l’azienda, l’ex direttore della Monteco Piero Gioia. A difenderlo dall’accusa di aver “offeso, comunicando con più persone, la reputazione di Monteco” dopo che l’azienda lo licenziò nel 2011 è stato l’avvocato Massimo Ciullo. L’accusa lo riteneva reo di aver diffamato la sua ex azienda per aver inviato una missiva all’allora Commissario Prefettizio al Comune di Brindisi, e che gli organi di informazione avevano ripreso, in cui si leggeva che l’ex direttore si sentiva perseguitato dalla ditta che lo avrebbe a tal proposito licenziato. Gioia insomma ravvisava del mobbing nel suo licenziamento e lo aveva pubblicamente denunciato. In più denunciava presunti illeciti della stessa azienda: secondo Gioia la Monteco “si era aggiudicata una gara dal valore di milioni di euro grazie ad attestazioni e rilievi non corrispondenti al vero di un dirigente comunale e la società aveva redatto mendace dichiarazione depositata in sede di affidamento diretto”. Il giudice monocratico, però, ha ritenuto che l’ex direttore Monteco non abbia fatto che “esporre né più né meno l’oggetto del contenzioso instauratosi” con l’azienda che lo aveva licenziato e che “la sua esposizione non oltrepassava i limiti della continenza”.