di Carmen Vesco
Con questo caldo potrebbe sembrarvi un miraggio, ma purtroppo non lo è. E no, non è una piscina pubblica con i led sul fondo. Quello scandalo che vedete in foto è il sottopasso di via Appia, che collegava il Centro di Brindisi alla periferia. Collegava, si parla al passato, perché da quando è nato quello di via Torpisana che va anche ai binari della stazione, questo è stato abbandonato a se stesso. Non che prima fosse un gioiello della città, ma quanto meno era doveroso renderlo praticabile. Non come adesso che si usa, badate bene al termine usa, per farci lavori di ristrutturazione, messa in sicurezza, un po’ di decoro con un’imbiancata, ma che poi non servono a nessuno. O quasi. E purtroppo, no, non ci si riferisce ai writers che poi sui muri imbiancati di fresco ci vanno a mettere le loro firme “creative”, che poi ci sarebbe da dire qualcosa anche su questa presunta creatività, ma non è questo il momento. L’amministrazione pubblica predispone i lavori, le ditte incaricate li effettuano. Tempo una settimana è di nuovo in condizioni indegne. Spettacolo indecoroso per i brindisini e per Brindisi. Senza parlare, ma parliamone cara città turistica, magari qualche straniero, non quelli neri senza passaporto, che si perde – sì, perché a Brindisi non è difficile neanche questo – scende le scale (nota bene non c’è neanche la famosa transenna tanto amata in città) e crede di trovarsi di fronte a una piscina all’aperto in pieno agosto. Poi scopre che non è una piscina e che penserà di questa città?
Allora c’è da chiedersi perché non si chiude una volta per tutte? Già, perché non si chiude?