Di fronte alle moltissime manifestazioni di solidarietà ed anche alla diffusa reazione di disimpegno di tanti miei sostenitori, ho il dovere di fornire qualche spiegazione in più rispetto alla mia scelta di non candidarmi.
La legge elettorale per come è stata concepita avrebbe reso difficilissima la mia elezione e faccio subito un esempio concreto. Uno dei più recenti sondaggi (Ghisleri), peraltro tra i più ottimistici, assegna a Liberi e Uguali il 6.3% nazionale e l’8% in Puglia: secondo queste stime, LeU eleggerebbe un solo deputato (ovviamente al plurinominale) e forse un senatore. Ciononostante io avevo assicurato la mia disponibilità ad essere candidato, ma per sostenere quello che almeno nelle intenzioni doveva essere un progetto politico utile al Paese, e cioè la ricostruzione della sinistra.
Il mio impegno diretto è venuto meno nel momento in cui ho assistito, in occasione della compilazione delle liste, a vicende francamente sconcertanti, di cui io stesso non ho memoria precedente. Anche qui faccio un esempio concreto, elenchi ufficiali alla mano che potrò produrre se e quando mi saranno richiesti: nel collegio di Lecce si era scelto di candidare in posizione potenzialmente eleggibile Salvatore Piconese, ex segretario provinciale del PD salentino. All’ultimo momento, con un abile colpo di mano, Ernesto Abaterusso – consigliere regionale, capogruppo in consiglio regionale e, soprattutto, coordinatore regionale di MdP Art.1 – ha sostituito Piconese con il figlio Gabriele, peraltro sindaco di Patù. Appare in tutta la sua evidenza come questa operazione non abbia nulla di politico, ma risponda esclusivamente alla volontà di sistemare non soltanto i fedelissimi, ma addirittura i parenti stretti. Se non è familismo amorale questo…
E’ chiaro che io a questo gioco non potevo starci. E questa robaccia ha fatto venire meno, oltre alle mie motivazioni ideali, anche, a cascata, quella di molti altri soggetti politicamente riconoscibili, i quali hanno rinunciato alla candidatura di servizio che avevamo messo in piedi per dare un contributo ancora più concreto.
A me sorprende che una figura con la biografia politica di D’Alema abbia avallato questo genere di operazioni; o, meglio, mi viene da pensare che D’Alema stesso sia rimasto vittima di chi avrebbe dovuto tutelare lui ed il progetto politico.
A me risulta, e ne ho larga conferma anche dai quotidiani nazionali, che LeU abbia ignorato e calpestato ovunque le richieste nate dai territori, piazzando qua e là per l’Italia i candidati secondo criteri di convenienza personale e di gruppo, purtroppo dimostrando una sorta di specificità in negativo poiché, bene o male, gli altri partiti una griglia di criteri improntati al buon senso la hanno utilizzata.
Va da sé che la gente resti oltremodo indignata e rischi comprensibilmente di cedere alla pulsione del disertare le urne. Io ad ogni modo voglio chiarire che il 4 marzo, qualunque cosa potrà ancora accadere, andrò a votare, come sempre nella mia vita.
Toni Matarrelli