“Un carcere è in condizioni migliori di questo istituto, non vorrei pensarlo ma purtroppo viene da chiedersi se i figli “di pezzi grossi” sarebbero stati trattati allo stesso modo dei nostri” è la dichiarazione forte di Rino Elia, padre di Pierpaolo iscritto all’Ipsia Ferraris dallo scorso anno scolastico. “Mi chiede se fossi a conoscenza di questa situazione di degrado? Purtroppo la risposta è sì, e me ne sono accorto lo scorso anno quando sono andato a iscrivere Pierpaolo alla prima classe, ma l’Ipsia Ferraris ha docenti preparati e di altissimo livello a mio parere e una dirigente scolastica davvero forte e in gamba, e non meriterebbe una condizione logistica simile, e credo che sarebbe stato un torto nei confronti di mio figlio privarlo della didattica di una buona scuola come questa. Ma la struttura è incredibilmente fatiscente e pericolosa, e non posso negare che ho mandato per tutti questi mesi mio figlio a scuola pregando che non succedesse nulla di grave. Ho creduto fin da subito nella forza delle motivazioni della preside De Vito e ho avuto ragione evidentemente perché, anche se fra i ragazzi dell’Ipsia non ci sono figli di famiglie dai nomi altisonanti, lei è riuscita a far sentire la nostra voce” ha detto Rino Elia. “Ora i nostri figli sono senza scuola e spero che la situazione si risolva il prima possibile senza che perdano altre ore importanti per la loro istruzione. Domani saremo in tanti a manifestare al corteo indetto per l’Ipsia Ferraris. Forse non sarà cosi facile trovare una soluzione utile per ben 640 alunni, si è parlato di spostarli nella sede dell’università brindisina in via Napoli ma la didattica di questo indirizzo scolastico prevede l’utilizzo di molte ore nei laboratori. Come si farà in breve tempo a dotare l’ex sede dell’università di tutti i macchinari che servono? Si è anche parlato di spostarli nei locali dell’ex ospedale di Summa, in modo che i ragazzi possano poi tornare agevolmente a fare attività laboratoriali nel vecchio Ispsia di via Adamenello, ma con quale sicurezza?”. Tante sono le domande di questi padri e di queste madri, che chiedono alle istituzioni risposte concrete.