A partire dagli inizi del mese di luglio di quest’anno, la Squadra Mobile di Brindisi, attraverso i suoi investigatori della specializzata Sezione Reati contro la Persona, ha trattato una delicata vicenda che ha interessato una donna vittima di atti persecutori messi in atto da un individuo a lei precedentemente legato da una relazione sentimentale.
Gli esiti delle condotte indagini e la piena condivisione da parte dell’Autorità Giudiziaria inquirente (la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi) di quanto cristallizzato dagli investigatori hanno permesso a quest’ultima di richiedere ed ottenere una misura di natura cautelare utile a scongiurare reiterazioni del reato e a dare una certa ed immediata serenità alla vittima.
In particolare, nella giornata di martedì 24 Ottobre 2017, il personale della Squadra Mobile brindisina ha rintracciato in città – nel quartiere Commenda – il 46enne ritenuto autore delle condotte, provvedendo a notificargli un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa dal reato ed ai luoghi dalla medesima frequentati.
Circa l’anzidetto provvedimento emesso dall’Autorità giudiziaria deve rammentarsi che è una misura cautelare personale di natura coercitiva, prevista e disciplinata dall’art. 282-ter del vigente codice di procedura penale. Si tratta di una misura di non particolarmente datata introduzione nel nostro ordinamento (febbraio 2009), che tende ad assicurare alla vittima una tutela tangibile ed immediata da possibili persecuzioni e ritorsioni da parte dell’autore dei reati. Peraltro, ove il reo dovesse violare tali divieti ed obblighi, debitamente segnalati all’Autorità Giudiziaria, potrebbe essere passibile di più grave e restrittiva misura cautelare personale.
Nel caso di che trattasi, la sequela di eventi di natura persecutoria che ha interessato la vittima e le conseguenti condotte poste in essere dal soggetto ritenuto il presunto autore dei fatti rilevati, sono state oggetto di documentazione e ricostruzione da parte degli operatori della Squadra Mobile, venendosi a delineare il ricorrere delle ipotesi di reato quali atti persecutori (c.d. stalking) e lesioni personali: fatti verificatisi in Brindisi fino all’01.10.2017.
La conseguente e dovuta segnalazione alla Procura della Repubblica di Brindisi ha poi comportato che la menzionata Autorità Giudiziaria inquirente, dopo aver vagliato le risultanze d’indagine e condiviso il quadro indiziario assunto, si attivasse tempestivamente per l’interruzione di tali comportamenti attraverso la formulazione, al competente Giudice per le Indagini Preliminari, di una richiesta di emissione dei provvedimenti cautelari ritenuti più utili ed adeguati allo scopo.
Il. G.I.P., esprimendosi con altrettanta celerità, valutato il ricorrere di concordanti indizi in relazione a reiterate condotte verso la vittima tendenti a crearle un certo stato d’ansia ed a costringerla ad un mutamento nelle normali abitudini di vita e ritenute quindi sussistenti le esigenze cautelari, emetteva l’ordinanza di applicazione – a carico del 46enne brindisino – della misura cautelare del divieto di avvicinarsi alla vittima del reato ed ai luoghi dalla stessa frequentati, mantenendo una distanza non inferiore a 500 metri dalla citata persona offesa e dall’abitazione della stessa e con l’ulteriore prescrizione di non comunicare con la donna neppure in forma scritta, a mezzo telefono o della rete internet.
Nonostante gli sforzi fatti nel tempo, i casi di molestia, di maltrattamento, gli atti persecutori non diminuiscono, non accennano ad essere banditi e spesso sono anche oggetto di una sorta di giustificazione, soprattutto quando avvengono tra le mura domestiche: cosa che rende estremamente difficoltoso riuscire a scoprire i casi che giornalmente si consumano.
Le denunce non sono mai tantissime e ciò per i motivi più svariati: il terrore delle vittime di una ritorsione, preoccupazione di sciogliere un vincolo familiare o relazionale cui si tiene particolarmente nonostante le umiliazioni e le vessazioni subite, timore di perdere i figli e tanto altro.
In questo settore tanto fanno però le unità specializzate della Polizia di Stato che, attraverso operatori qualificati e dotati di particolare sensibilità ed esperienza nel settore, riescono ad affrontare difficili percorsi investigativi fatti di delicati approcci con le vittime che, solo se accolte in un ambiente favorevole, riescono ad aprirsi ed a fornire quei dettagli che, seppur sgradevoli e dolorosi per le stesse interessate, risultano di assoluta rilevanza per le indagini e per la cristallizzazione di quel quadro probatorio assolutamente necessario per determinare un intervento, investigativo e giudiziario, che possa garantire al meglio le persone offese dalla tipologia di reati in argomento.
Lo stesso Capo della Polizia, in una sua ancora attuale direttiva, ha sensibilizzato tutte le articolazioni della Polizia di Stato a porre una maggiore attenzione a tutti quegli indicatori che possono rivelare comportamenti di natura violenta e vessatoria nei confronti delle donne e di tutte quelle categorie di soggetti rientranti nelle ccdd. fasce deboli, proprio per la particolare vulnerabilità che le contraddistingue