Non è sacrificando i 18 precari che si raggiunge il salvataggio della Brindisi Multiservizi. Anzi, questi lavoratori costituiscono una risorsa in quanto consentono alla società di garantire all’Amministrazione Comunale una serie di servizi che rappresentano una quota notevole del fatturato aziendale. Il tutto, è stato ribadito anche stamattina, nel corso dell’assemblea promossa dai Cobas, a latere dello stato di agitazione che interessa tutti i lavoratori. La protesta è nata a seguito delle dichiarazioni del commissario prefettizio Santi Giuffrè e dell’amministratore della BMS Giovanni Palasciano, secondo cui si fronteggerebbe il deficit aziendale anche attraverso la rinuncia ai 18 precari.
Sono ben altre le cose che andrebbero modificate e che consentirebbero alla BMS di salvarsi. Un cammino già intrapreso nel 2013 dall’ex sindaco Consales con il taglio netto delle spese di gestione (carburante, magazzino, ecc.), con l’annullamento delle spese legali (che ammontavano a circa 80.000 euro all’anno), con la riduzione all’osso degli affidamenti esterni, con la riduzione del tasso di assenteismo e con il recupero di personale in precedenza giudicato inabile. Ma il vero problema è a Palazzo di Città, dove gli uffici continuano ad affidare a ditte esterne anche lavori che la BMS potrebbe svolgere tranquillamente, come le manutenzioni stradali, quelle degli immobili comunali, servizi di pulizia, ecc. E’ lì che bisogna andare a colpire.
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