NO TAP- VENERDI’ ASSEMBLEA DEI COBAS

Il Sindacato Cobas invita associazioni, movimenti e cittadini a partecipare ad una assemblea pubblica venerdì 8 settembre alle ore 18,00 sulla costituzione di un Comitato No Tap brindisino presso il locale “Susumaniello” di vico Tarantafilo 15, a pochi metri dal Teatro Verdi.

L’assemblea vedrà l’intervento iniziale  di un rappresentante del Comitato No Tap, Gianluca Maggiore, per poi aprire agli interventi dei partecipanti.

Questa opera  (Trans Adriatic Pipeline)  parte dall’ Azerbaijan,  attraversa Georgia, Turchia, Grecia e Albania e  l’ approdo è previsto nella marina di Melendugno.

Successivamente il gasdotto  , dopo aver attraversato le province di Lecce e Brindisi, si congiungerà alla rete della Snam in contrada Mataggiola  tra Brindisi e Mesagne.

“La paventata costruzione di un’ opera inutile e dannosa, fortemente impattante sia dal punto di vista ambientale ma anche dal punto di vista economico- sociale, è  figlia solo di una speculazione economica in prospettiva di fare diventare l’Italia un incertissimo  snodo europeo del gas.

Un’opera faraonica dal valore complessivo di circa 45 miliardi di dollari che dovrebbe far destare non poche riflessioni di opportunità in senso economico, politico e geopolitico visto che lo stesso gasdotto parte dall’Azerbaijan del presidente dittatore Aliyev, nazione inserita ai primi posti della black list di Amnesty International per la violazione dei diritti umani e attraversa, con il TANAP (Trans Anatolian Pipeline), la Turchia che non brilla sicuramente per democrazia e per stabilità politica visto che il suo presidente e dittatore Erdogan sta esasperando la repressione sui suoi oppositori dopo il finto colpo di stato del 15 luglio 2016 e contro la minoranza curda creando le condizioni concrete di scatenare una guerra civile interna.

Tuttavia sono numerose le inchieste giornalistiche che hanno dimostrato nei fatti cosa c’è in realtà dietro l’ affaire TAP, definendolo semplicemente un Mafiodotto.

Anni fa i cittadini Brindisini e della provincia di Brindisi rifiutarono la installazione di un rigassificatore nel porto, a ridosso della città e in aggiunta ad altri impianti ad altissimo rischio di incidente rilevante ,  perché l’Italia aveva già gas a sufficienza; immaginiamo adesso cosa accadrà con i consumi crollati miseramente.

I movimenti NO TAP salentini insieme al Comitato NO TAP hanno sempre rifiutato l’ ipotesi avanzata da qualche politico benpensante ovvero dello spostamento dell’approdo da San Foca a Brindisi, già area in forte sofferenza dal punto di vista ambientale, della salute, sociale ed economico, in cambio di una  riconversione a gas della centrale a carbone di Cerano.

È pura fantasia la possibilità di riconvertire la centrale a carbone di Cerano da carbone a gas, vuoi per il costo dell’investimento e vuoi per il basso rendimento energetico ottenuto da tale eventuale operazione.

Nonostante la già attuale disponibilità di gas sono  decine le centrali turbogas in tutta Italia oggi ad essere ferme causa sovrapproduzione energetica., dovuta al processo di privatizzazione e liberalizzazione del mercato elettrico.

Lo stesso amministratore delegato dell’Enel, Starace, ha affermato che il futuro della società elettrica  è legato unicamente alle rinnovabili.

La proposta del presidente della regione Puglia di spostare l’approdo TAP da Melendugno a Brindisi  è assolutamente irricevibile , con la aggravante che nelle sue dichiarazioni, il presidente Emiliano, parla di Brindisi come un territorio già fregato.

TAP, dal canto suo, vorrebbe cancellare di fatto qualsiasi tipo di opposizione alla costruzione dell’opera, anche con l’aiuto dello Stato Italiano complice.

Tenta ostinatamente  di trasformare il problema strettamente di ordine sociale dove le popolazioni interessate contino ancora   in un mero problema di ordine pubblico.

Bisogna inoltre rafforzare la resistenza delle popolazioni Salentine che stanno affrontando una dura battaglia contro l’arroganza di una  società che sa  di costruire un gasdotto inutile , con la certezza che lo stato italiano pagherà comunque in caso di  certo inutilizzo.

Una volontà suicida quello dello  Stato Italiano che dichiara che il gasdotto va fatto  anche contro la volontà delle popolazioni locali , a costo di mandare l’esercito per difendere i cantieri per la sua costruzione.

Tra Ilva, Cerano, discariche, Colacem, veleni di ogni tipo nelle campagne, mega impianti fotovoltaici e eolici,  xilella e chi più ne ha più ne metta… ci mancava pure la ciliegina di TAP”.

Comunicato stampa Cobas

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