Marito, pluripregiudicato, e moglie ora indagata in concorso col l’uomo, si sono resi resposnsabili del tentato omicidio dell’amante di lei. Era l’11 marzo del 2011 quando un fruttivendolo si reca sanguinante all’ospedale, non ci sono dubbi, si tratta di ferite d’arma da fuoco. Il personale del pronto soccorso di Ostuni avverte la polizia: è un pregiudicato del posto.
L’uomo lavorava saltuariamente con due persone del posto al mercato rionale: proprio lì era avvenuta la sparatoria: al termine della giornata lo avvicina un uomo vestito completamente di nero, con casco da motociclista che gli oscurava il volto che lo spara tre o quattro volte in varie parti del corpo e fugge. Gli investigatori del Commissariato ostunese, non ci impiegano molto a risalire all’identità del pluripregiudicato Matteo Lacorte, irreperibile.
Alla base del gesto, un movente passionale: mentre era in carcere la moglie lo aveva tradito con il fruttivendolo.
Catturato il 43enne latitante, viene rinchiuso in carcere: pena 7 anni, 3 mesi e 12 giorni di reclusione, con l’accusa, oltre che di tentato omicidio, anche di ricettazione e detenzione di arma comune da sparo e relativo munizionamento e perché ritenuto responsabile di spaccio di sostanze stupefacenti, a casa aveva hashish.
L’uomo non era nuovo a reati di tale gravità, aveva infatti già provato ad uccidere lo zio materno nel 2006 ritenuto il mandante del furto di un suo quad e se non fosse stato nuovamente arrestato aveva deciso che proprio la mattina del 26 giugno 2011 lo avrebbe fatto fuori “stavolta con due pistole”.
Gli inquirenti hanno ricostruito il tutto attraverso le intercettazioni che hanno portato anche a scoprire che marito e moglie si definivano “Bonnie e Clyde”.
sono gravissime anche altre attività illecite dell’uomo, tra cui usura continuata nel tempo, spaccio, tentato omicidio di un altro pregiudicato del posto, rapina, minaccia aggravata dall’uso di armi, lesioni personali aggravate ed altro che il 43enne continuato ad ideare, pianificare, dirigere ed attuare – sebbene recluso – con la concreta complicità principalmente assicuratagli dalla coniuge e da altri pregiudicati a lui vicini.
Infine, è il 1° maggio 2017, quando Lacorte si rende responsabile dell’accoltellamento di un ospite della comunità di recupero dove da due mesi scontava la pena attraverso un percorso riabilitativo.
L’11 luglio scorso il personale dipendente del Commissariato di Ostuni ha dato così esecuzione, presso la Casa circondariale di Lecce, ai diversi ordini di custodia nei confronti del pluripregiudicato. Nello stesso provvedimento è indagata a piede libero la moglie, C.D.G., nata ad Ostuni, classe 1982.
I capi d’imputazione: a carico di Lacorte sono detenzione illegale di arma comune da sparo, porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo aggravato, omicidio aggravato tentato, detenzione illegale di arma comune da sparo, porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo aggravato ( altro episodio), minaccia aggravata, detenzione illegale di arma comune da sparo, porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo aggravato( terzo episodio), omicidio aggravato tentato, usura in concorso continuata, istigazione a commettere il delitto di omicidio aggravato accolta, istigazione a commettere il reato continuato di lesioni personali gravi accolta, istigazione a commettere il reato di rapina pluriaggravata accolta, traffico di sostanze stupefacenti in concorso.
A carico di C.D.G.: Usura in concorso continuata, traffico di sostanze stupefacenti in concorso sempre col marito, detenzione illegale di armi comuni da sparo e porto illegale in luogo pubblico di armi comuni da sparo aggravato.
I DETTAGLI FORNITI DALLA POLIZIA DI STATO
OPERAZIONE BONNIE E CLYDE – TENTATO OMICIDIO.
Autore: LACORTE Matteo
Vittima: Amante della di lui moglie
Arma utilizzata: pistola a tamburo cal. 38 e/o 357 ( 9 mm.)
2° TENTATO OMICIDIO
Autore: LACORTE Matteo
Vittima: Zio del LACORTE Matteo
Arma utilizzata: arma lunga da fuoco calibro 12
Fatti accaduti in Ostuni in data antecedente e successiva al 11.05.2011
Nel dettaglio: Alle ore 13,34 del giorno 11.05.2011, personale del pronto soccorso dell’ospedale civile di Ostuni avvertiva telefonicamente quest’Ufficio di P.S. che, poco prima, era lì giunto un giovane attinto da colpi d’arma da fuoco.
Veniva subito inviata una pattuglia, i cui operatori identificavano il ferito per un pregiudicato del posto.
Dalle prime indagini avviate, e dalle indicazioni raccolte, in prima battuta dal ferito, si apprendeva che lo stesso, saltuariamente, collaborava con due individui del posto in occasione del mercato rionale. Anche quel giorno, aveva difatti svolto tale attività lavorativa.
Verso le ore 13,15, allorché la giornata lavorativa volgeva al termine, quest’ultimo mentre era intento a sgomberare la bancarella notava dalla stradina laterale di detto largo Vittorio Emanuele Orlando, sopraggiungere un individuo vestito completamente di nero, con casco da motociclista indossato, pure di colore nero del tipo integrale, con visiera (con sotto un sottocasco parimenti in color nero).
Costui, giunto a pochi metri dal fruttivendolo, lo aveva ripetutamente attinto con tre o quattro colpi di pistola in varie parti del corpo; indi, lo sparatore era scappato percorrendo a ritroso la stradina dalla quale era sopraggiunto.
Il medesimo ferito, sollecitato a indicare ogni ulteriore elemento a sua conoscenza, nonché sospetti in ordine ai potenziali esecutore — mandanti, aveva riferito di non essere in grado di aggiungere alcunché.
Ciononostante immediate e successive attività d’indagine, svoltesi ininterrottamente da parte degli investigatori del Commissariato ostunese, permettevano di riscontrare che, responsabile del ferimento poteva individuarsi nel pluripregiudicato LACORTE Matteo (nato ad Ostuni il 02.11.1974, ivi residente alla via G. Mazzini n. 203, allo stato del fatto già irreperibile).
Alla base del gesto, un movente passionale riconducibile ad un tradimento del LACORTE Matteo da parte della moglie mentre il primo era in carcere per scontare altri reati.
Le ulteriori attività d’indagine tecniche e tradizionali, inoltre, conducevano gli Agenti del Commissariato della Città Bianca alla cattura del latitante LACORTE Matteo.
Di fatti, all’alba del 26 giugno 2011, LACORTE Matteo veniva sorpreso nell’abitazione rurale, in questa contrada Tamburroni, mentre era in compagnia (intenti a dormire in un medesimo vano dell’immobile) di due altri soggetti noti agli investigatori che ne fungevano da fiancheggiatori.
Allo stesso LACORTE MATTEO, veniva notificato l’Ordine di esecuzione SIEP 138/2011, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Bari, per cui lo stesso deve espiare la pena di anni 7 mesi 3 e giorni 12 di reclusione.
Al momento dell’irruzione, il LACORTE aveva tentato di darsi alla fuga, nel buio, nelle campagne circostanti; tuttavia, grazie alla particolare abilità degli operanti era stato immediatamente bloccato a breve distanza dall’abitazione e ricondotto all’interno della stessa. Conseguentemente, l’attività di perquisizione (personale e locale) eseguita consentiva di:
Ø rinvenire e sottoporre a sequestro nr. 2 pezzi di sostanza in pasta solida, verosimilmente hashish, del peso complessivo di circa grammi 4,00;
Ø un coltello a serramanico marca “ANOIUAN”, con manico istoriato avente lama a punta acuminata, della lunghezza complessiva di cm. 21,5 di cui 10 di lama;
Ø nel vano di un forno a legna in costruzione, il personale di quest’Ufficio rinveniva e sequestrava – accuratamente ed artatamente occultata, in un interstizio interno della struttura in pietra anzidetta – una pistola BERETTA cal. 7,65, con relativo caricatore contenente nr. 10 cartucce dello stesso calibro, perfettamente funzionante, risultata compendio di furto.
A seguito della cattura, LACORTE Matteo era stato condotto in carcere sia in esecuzione del predetto Ordine di Esecuzione, sia perché ritenuto responsabile di ricettazione e detenzione di arma comune da sparo e relativo munizionamento; ed ancora, perché ritenuto responsabile di spaccio di sostanza stupefacente del tipo hashish.
La prosecuzione dell’attività tecnica nei confronti dell’odierno arrestato, permetteva inoltre di acclarare la sua ulteriore responsabilità penale in merito ad altri fatti reato di inaudita gravità, tra cui, tra gli altri, il tentato omicidio sempre compiuto dal LACORTE Matteo ai danni dello zio materno nel 2006.
Per quel che strettamente attiene le risultanze dell’attività investigativa, in verità è risultata effettivamente proficua e copiosa, consentendo di acquisire elementi probatori grazie ai quali appare ormai nettamente incontrovertibile la responsabilità in capo a LACORTE Matteo con riferimento al tentato omicidio dell’amante della moglie e dello zio del LACORTE medesimo, oltre che la sua responsabilità per altri gravi reati, per alcuni dei quali, essa è in concorso con la penale responsabilità della moglie.
Inoltre, per effetto di spunti scaturiti da detta attività tecnica, quest’Ufficio ha potuto eseguire rilievi tecnici e sequestri, nonché assumere denunce sia a carico del duo LACORTE-C.D.G., sia a carico di soggetti “vicini” agli stessi.
Ed ancora: in tale contesto, sono state messe in luce gravissime ulteriori attività illecite, tra cui usura continuata nel tempo, spaccio, tentato omicidio di un altro pregiudicato del posto, rapina, minaccia aggravata dall’uso di armi, lesioni personali aggravate ed altro che il LACORTE aveva continuato ad ideare, pianificare, dirigere ed attuare – sebbene recluso – con la concreta complicità principalmente assicuratagli dalla coniuge e da altri pregiudicati a lui vicini.
A questo punto, volendo cronologicamente riassumere tutti gli elementi salienti raccolti, è ragionevole considerare che: LACORTE Matteo accecato dalla rabbia per aver saputo del tradimento-relazione della moglie con la vittima attinta, mosso dalla sua morbosa gelosia aveva deciso di punire il suo rivale amoroso e con fredda premeditazione aveva pianificato l’ attentato alla vita dell’amante.
Con tale azione letale, egli ha voluto dimostrare sia alla moglie che al suo antagonista amoroso il livello – spessore criminale che lo distingue da altri; la platealità del suo gesto – privo di scrupoli o timori- alla presenza di numerose persone presenti nel mercato rionale e con apposito munizionamento esplodeva ed indirizzava, tra gli altri, un colpo di pistola proprio su una ben precisa parte del corpo (zona inguinale), a voler giustappunto colpire la parte con cui era stato violato il “patto di fedeltà” fatto con la moglie.
E’ da evidenziare che l’indagine ha potuto anche dimostrare, come già accennato, che LACORTE Matteo aveva commesso un altro tentato omicidio, questa volta ai danni di un suo zio, colpevole di aver propiziato il furto di un quoad ai danni dello stesso LACORTE.
Questi aveva deciso di punire l’affronto col sangue. E così sarebbe stato se non fosse stato tratto in arresto il giorno del blitz messo a segno dalla Polizia di Stato ostunese nella casa rurale ove si nascondeva.
Ironia della sorte – egli aveva programmato di sparare allo zio proprio la mattina del 26.06.2011 (ritenendolo mandante per il patito furto del quoad).
Aveva anche sottolineato che qualora non fosse stato arrestato, quella mattina non avrebbe sicuramente fallito poiché, stavolta (ossia, la mattina della cattura, a differenza di quanto accadde nel 2006 quando già provò ad ammazzarlo), avrebbe agito giovandosi di ben due pistole.
Sin ora il tentato omicidio dello zio materno, era rimasto irrisolto e ancora non aveva un nome e cognome circa l’autore.
Con la presente indagine invece si è fatto luce anche su questo grave episodio criminoso riconoscendo quale responsabile il LACORTE Matteo.
L’episodio accadde in data 23.09.2006 in Contrada Padolecchia, sulla strada provinciale Ostuni-Martina Franca.
L’uomo, zio del LACORTE, appena uscito di casa, si stava recando al lavoro e si trovava nella sua automobile, una Fiat Tipo; aveva percorso un centinaio di metri quando dall’esterno, probabilmente da una persona che era a piedi, sono stati esplosi alcuni colpi di fucile calibro 12 uno dei quali lo ha raggiunto di striscio alla spalla.
La circostanza che ha reso, oltre che concrete, quanto mai attuali le esigenze cautelari sopra evidenziate, come espressamente indicato nell’eseguita ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del Giudice, deriva da quanto accaduto in data 01.05.2017, giorno in cui il LACORTE Matteo si rendeva nuovamente autore di un gravissimo fatto di sangue.
Di fatti il LACORTE, dopo un interrotta detenzione in carcere, ammesso dal Tribunale di Sorveglianza di Potenza al beneficio dell’Affidamento in prova terapeutico presso la Comunità Airone Onlus sita in Trepuzzi (Lecce), a distanza di poco più di due mesi dall’intrapreso percorso di recupero terapeutico, si rendeva autore di un cruento accoltellamento di altro ospite tanto che veniva nuovamente tratto in arresto per tentato omicidio aggravato e condotto presso la Casa circondariale di Lecce, ove gli è stato notificato il nuovo provvedimento restrittivo con i gravi capi d’imputazione allo stesso mossi e in incipit riportati.
L’indagine condotta dalla Polizia di Stato sotto il magistrale coordinamento dell’Autorità giudiziaria brindisina, ha permesso di fare luce su diverse vicende gravi e altamente pericolose, assicurando alle maglie della giustizia i responsabili e, pertanto, ripagando le istanze di sicurezza risposte nelle Istituzioni da parte della collettività.
Essa inoltre è particolarmente indicativa della opportunità della scelta della denuncia come atto da realizzare incondizionatamente e, a maggior ragione, allorquando si fosse vittime degli odiosi reati di usura ed estorsione.
La collaborazione dei cittadini in questo genere di contesti è decisiva per poter consentire alle Istituzioni di porre un fine alle malefatte e assicurare i responsabili alla giustizia.