CHIUSURA PRONTO SOCCORSO SAN PIETRO, A RISCHIO MESAGNE E FASANO. LA NOTA DELLA CISL

La Cisl Brindisi/Taranto è più volte intervenuta in merito alle discrasie inerenti l’applicazione del Piano di Riordino nell’ambito della Asl Br – scirve Aldo Gemma -.

Al solo esemplificativo si segnalano quelle riferite all’Ospedale di San Pietro Vernotico che trovano uguale rispondenza negli altri due Ospedali in attesa di riconversione, Mesagne e Fasano.

Premesso che i provvedimenti che si stanno attuando non sono frutto di una concertazione, non solo con le parti sindacali (in fervida attesa), ma anche con la dirigenza medica tutta che continua ad operare all’interno del nosocomio in parola, esclusa da formale accordo atto a stilare un protocollo chiaro ed efficace atto alla tutela del paziente e dell’operatore” aggiunge il snidacalista.

La nota del sindacato prosegue così:

“La chiusura del Pronto Soccorso, avvenuta attraverso la sua trasformazione in PPIT, ha inevitabilmente creato uno stato di confusione. Non si è ben compresa, ancora, la funzionalità e il ruolo che esso deve svolgere all’interno di un ospedale che ancora conta n. 57  pp.ll.:

psichiatria 8 + 3 d.h.

lungodegenza 14

medicina 20 +2 d.h.

pneumologia 15

dove, rammentiamo, non esiste guardia medica attiva con ricadute dal punto di vista della  responsabilità professionale sugli operatori,(Infermieri) che loro malgrado, in assenza del Dirigente Medico (turni notturni e festivi) si ritrovano a valutare caso per caso lo stato di emergenza o urgenza per il quale far intervenire il medico.

 

Cogliamo l’occasione per chiedere alle SS.LL. di chiarire se possano coesistere legalmente  ancora UU.OO. di degenza e postazione PPIT-Punti di Primo Intervento Territoriali.

 

Secondo la mission i PPIT, entro un arco temporale predefinito, dovranno essere trasformati in postazione medicalizzata del 118, e la loro funzione si limita unicamente ad ambienti e dotazioni tecnologiche atti al trattamento delle urgenze minori ed ad una prima stabilizzazione del paziente ad alta complessità al fine di consentirne il trasporto al pronto soccorso appropriato, ma il riferimento è ai pazienti esterni e non ai degenti.

 

Ma ciò che lascia esterrefatti è la modalità con cui si sta procedendo alla riorganizzazione di una rete assistenziale. I provvedimenti adottati risultano insufficienti a garantire una copertura piena dei fabbisogni assistenziali rispetto ad un territorio così martoriato, per questo sarebbe sufficiente leggere i dati epidemiologici in questi giorni resi noti.

 

 

Se il piano di riordino, discendente dall’applicazione del D.M. 70 del 2/4/15, prevede una razionalizzazione delle risorse  sanitarie, cosa che si realizza da 10 anni a questa parte solo con la chiusura di ospedali e la soppressione dei pp.ll. disponibili sul territorio, presume, in una logicà di continuità assistenziale, il potenziamento delle strutture territoriali, la cui carenza o mancata organizzazione, ha forti ripercussioni sull’utilizzo appropriato dell’ospedale.

 

Lo stesso D.M. 70 precisa: ….”le Regioni al fine di agevolare il processo di ridefinizione della rete ospedaliera devono procedere CONTESTUALMENTE  (nel linguaggio giuridico, di fatto verificatosi nell’immediatezza di un altro fatto) al riassetto dell’assistenza primaria e di quella domiciliare e residenziale, in coerenza  con quanto previsto dal vigente quadro normativo in materia di LEA e con gli obiettivi economico finanziari nazionali fissati per il SSN…”

 

Ebbene, ciò che si sta verificando è l’esatto contrario.

 

A fronte della chiusura del Pronto Soccorso e della U.O. di Geriatria la rete territoriale non viene potenziata, anzi vengono nel contempo chiusi gli ambulatori di endoscopia, ecocolordoppler, pneumologia. Le liste di attesa, inoltre, per quanto riguarda gli ambulatori di cardiologia, oculistica, endocrinologia, diabetologia, reumatologia sono lunghe e scoraggianti (in alcuni casi si “traguardano” i due anni di attesa).

 

È fuor di dubbio che tale situazione si tramuta in importanti disagi che si ripercuotono, gioco forza, sull’ultimo anello di quella filiera che “dovrebbe” produrre sanità, il paziente/cittadino/utente, il più bisognevole e fragile che si trova a dover necessariamente scegliere (obbligatoriamente), se essere curato o meno.

 

Invitiamo, dunque, le SS.LL. ad un adeguato, corretto confronto con le OO.SS. in tempi brevissimi preannunciando sin d’ora lo stato di agitazione del personale oltre la mobilitazione della cittadinanza.

 

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