DISABILITA’, MATTIA E LA SUA MAMMA ABBANDONATI DALLE ISTITUZIONI: “PRIVATA ANCHE DEL DIRITTO DI SEGUIRLO A SCUOLA”

Lui è Mattia, ha 3 anni e mezzo, lei è Irene Miglietta la sua mamma, che lo cresce da sola con il supporto dei suoi genitori. “Mattia ha un papà, che però ha scelto di non stare con noi. La mia gravidanza è stata difficile sin dall’inizio, poi nei primi mesi sono iniziati i problemi veri e ad oggi il mio bambino non ha ancora una diagnosi definitiva ma lo segue il Besta di Milano che sta analizzando il suo dna” ha raccontato Irene. Mattia ha epilessia generalizzata, microcefalia, è ipotonico e presenta un quadro complessivo di ritardo psico-motorio. Da quando ha 7 mesi svolge la fisioterapia 3 volte a settimana presso il centro riabilitativo “La nostra famiglia di Brindisi” e fino ai 2 anni e mezzo non ha potuto far altro se non questo tipo di sedute. Poi dallo scorso settembre frequenta il centro diurno sempre nella stessa struttura dal lunedì al venerdì.
“Mattia avrebbe bisogno di psicomotricità, di logopedia e tanto altro, io però non riesco a sapere, nonostante abbia insistito più e più volte con le insegnanti e dirigenti del centro riabilitativo, cosa fa durante le tante ore a scuola. E’ vero, quest’anno si è ammalato spesso e l’ho spesso tenuto a casa, ma lui frequenta dalla mattina presto alle 16 e 30 e io non vedo risultati. Il bambino non parla, non riesce, allora ho comperato un quaderno dove ho chiesto alle maestre di lasciarmi scritto cosa fa Mattia a scuola e guardate cosa ho trovato” dice Irene mostrando un foglio bianco con su scritto “Ha dormito” 

 

“Erano previste diverse terapie ma nessuno effettivamente mi fa sapere cosa faccia il mio bambino tutto il giorno. Non riesco a incontrare i terapisti. Mi sono rivolta anche ai carabinieri, ma solo per chiedere un consiglio, perché la scuola finisce il 31 luglio e vorrei lasciarmi alle spalle questa brutta esperienza, perché il prossimo anno Mattia torna a frequentare una scuola del mio paese, San Pietro Vernotico. Però ci sono stati vari episodi spiacevoli che mi fanno tanta rabbia e trovo davvero ingiusti. Un genitore deve essere messo al corrente delle condizioni di salute e del percorso riabilitativo del proprio bambino” ha commentato la giovane mamma.

Dopo più e più rimostranze, compreso il gesto di recarsi i carabinieri, seppur senza sporgere denuncia, la donna ha avuto finalmente la soddisfazione di vedere fissate le sedute di logopedia per il suo piccolo. “Ma tutti i mesi persi e l’ingiustizia subita soprattutto da Mattia per i ritardi nella sua crescita chi glieli restituirà. E le istituzioni dove sono? Perché la disabilità spaventa ancora così tanto? Gli amministratori pubblici cosa fanno per tutelare i più deboli e dare loro le stesse possibilità di vivere una vita dignitosa come tutti gli altri? Io vivo sola e senza aiuti, tranne di mio padre e mia madre, la disabilità di mio figlio tra viaggi e cure per una patologia di cui neanche conosco il nome” ha concluso amareggiata Irene.

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