Chissà se il segretario generale del Comune, nel caldeggiare il ridimensionamento dell’ufficio legale (e quindi il licenziamento dell’avv. Francesco Trane) avrà riferito al commissario prefettizio che, in assenza dello stesso Trane, nell’organico del Comune non c’è nessuno in grado di rappresentare l’Ente nelle Magistrature superiori.
Da oggi in poi, infatti, per tutte le cause in Cassazione o in Consiglio di Stato il Comune dovrà rivolgersi a legali esterni in quanto le due avvocatesse che fanno parte dell’ufficio legale del Comune, pur se ottime professioniste, non possono patrocinare, almeno fino a quando non chiederanno la relativa iscrizione.
Questo elemento fa saltare i piani della gestione commissariale, in quanto l’obiettivo del ridimensionamento era anche quello di contenere i costi. E invece ogni causa avrà un costo supplementare non inferiore ai 10.000 euro. Prendiamo, ad esempio, il caso Falzarano. L’azienda ha perso contro il Comune davanti ai giudici del Tar e non è da escludere che si rivolga al Consiglio di Stato. In quel caso, però, non potrà essere più rappresentata dall’avv. Trane, né dalle avvocatesse.
Un elemento, questo, che meriterebbe un chiarimento da parte del commissario prefettizio. E già che ci siamo, forse tale chiarimento potrebbe riguardare anche il rispetto dell’articolo 23 della legge 247/2012 (Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense). Tale articolo, infatti, riguarda proprio i legali degli enti pubblici, ai quali viene imposto il vincolo dell’esclusività della prestazione. Nel caso del Comune di Brindisi, l’avv. Monica Canepa avrebbe svolto (e forse svolge ancora) mansioni di curatore nel fallimento di una azienda. E’ un incarico compatibile con il ruolo che svolge per il Comune di Brindisi?